Si avverte l’entusiasmo delle prime volte nell’intervista a Biagio Antonacci realizzata durante la presentazione di Dediche e Manie, il quattordicesimo album in studio del cantautore di Rozzano rilasciato venerdì 10 novembre. Un entusiasmo generato certamente dalla consapevolezza di aver osato: in questo disco c’è poco del Biagio più “classico”, quello delle struggenti ballate d’amore che pure non mancano, ma c’è un grado di curiosa sperimentazione che mette insieme stili apparentemente lontani, eppure fusi in modo originale e audace.
La musica leggera incontra il funky e la dance, ma anche la trap music e la tradizione del cunto siciliano: quando Biagio fa ascoltare il vinile di Dediche e Manie alla stampa, accennando al microfono qualche verso dei suoi nuovi brani, sceglie quelli più rappresentativi di questo lavoro che mescola tradizione e sperimentazione, in cui la parola d’ordine sembra essere contaminazione.
Presentato nel giorno del compleanno (“L’ho fatto apposta, così ho pensato a tutto meno che agli auguri per il compleanno” ha ironizzato il cantautore in conferenza stampa), Biagio Antonacci non ha dubbi: “Farà come tutti quelli che dicono che il loro ultimo album è il migliore: questo è il mio album migliore“.
E in effetti in questo progetto lavorato per oltre due anni c’è un’arditezza forse mai riscontrata prima nel suo repertorio. Sono tante le collaborazioni coraggiose con artisti non necessariamente della scena mainstream. Biagio Antonacci è andato a pescare voci e stili da imprimere sul suo disco laddove sapeva che avrebbe trovato quello che voleva, senza preoccuparsi d’altro che di raggiungere l’obiettivo di produrre canzoni originali, con ritmi ricercati frutto della ricchezza dello spettro di strumenti utilizzati e della ricerca del miglior mix possibile. Tutto per raccontare temi importanti, che spaziano dall’attualità alla filosofia, senza dimenticare l’universalità dei sentimenti.
“Le dediche sono la trasformazione delle manie in musica” ha spiegato Biagio Antonacci partendo dalla scelta del titolo e ricordando come per questo disco abbia lavorato con “giovani produttori che hanno collaborato con me per la prima volta“, oltre ad alcuni amici come Mario Incudine, proprio per dare un’impronta sperimentale al progetto. “Mi sento forte, coraggioso, carico e senza paure: so che il pubblico mi sta aspettando da qualche anno nelle loro città” ha aggiunto Antonacci ricordando che da dicembre parte il Dediche e Manie Tour.
Il primo brano scelto da Antonacci per l’ascolto destinato alla stampa è Il migliore, quasi un manifesto dell’intero disco.
Un brano che descrive un giorno ideale in cui un uomo si sente diverso, a fuoco, libero: è l’augurio che faccio a tutti che almeno per un giorno o per un’ora si cerchi di essere i migliori, non per gli altri ma per te stessi. La canzone parte molto molto intima in modo acustico, nasce chitarra e voce come l’ho scritta, e poi c’è un finale funky-soul che diventa dance. Questo è un po’ il manifesto del disco: l’augurio di toccare almeno una volta la parte migliore di sé. Sarà anche la prima canzone del tour ed è una delle prime volte che nei miei album c’è la sezione fiati.
Spicca subito tra le altre tracce Sei nell’aria, canzone scritta da Biagio e incisa con Laioung (nome d’arte di Giuseppe Bockarie Consoli), astro nascente del trap italiano che con un’intensa incursione in francese arricchisce un brano dal sound contemporaneo alla Stromae che non rinuncia alla melodia.
L’ho scritta e l’ho passata a lui perché la cantasse in francese. Giuseppe ha scritto la strofa rap in francese oltre ai cori del ritornello. Io pensavo di fargli fare un featuring, invece con la sua energia si è messo a scrivere e ha collaborato al brano. Sarà ospite di alcune date del tour.
Un bacio lungo come una canzone è invece un brano più cantautorale, classico, nato dopo aver visto il concerto di Vasco Modena Park in tv.
C’erano i ragazzi che si baciavano con entusiasmo, ho scritto dell’idea che i giovani si incontrino quasi per caso nei palasport e la loro energia si trasformi in attrazione. Mi ricorda molto la scrittura di Lucio Dalla, per me un grande maestro. La chiusura chitarra, voce e basso è per sottolineare l’intimità del momento del bacio.
L’altra perla del disco vede la partecipazione di Mario Incudine, musicista siciliano direttore teatro di Enna, ospite di Mio Fratello: Biagio la definisce “una canzone curiosa, sulle liti tra due fratelli: uno è cattivo, ha distrutto la famiglia e quasi ucciso la madre e l’altro è buono cerca di perdonarlo; è la prima canzone italiana pop con un’incursione rap-cunto in dialetto siciliano“. Incudine, che sarà ospite delle date di Acireale, ha provato a spiegare quanto importante sia questa collaborazione per chi come lui è impegnato a portare la tradizione siciliana nel mondo.
Il cunto è un rap ante-litteram, aveva in sé il rap e la melodia, raccontava storie col suono delle parole: una tecnica antichissima, metterla in una canzone così è un privilegio. Questa è una scarica di suono che ti proietta in Sicilia, ti porta a vedere i contorni di questa terra, il ritmo ossessivo della sillaba è come un mantra che ti entra dentro. Per la prima volta questo tipo di canto entra in un pezzo mainstream: noi siamo per vocazione ai margini, per me e la categoria del solco della musica tradizionale “regionale” è un orgoglio poter essere mainstream. Il brano è un pezzo biblico, è la parabola del figlio prodigo 2.0, la dicotomia buono-cattivo ma scritta con leggerezza, che diventa un pezzo universale. Il messaggio è nella riconciliazione e nell’accoglienza: “salvo l’uomo che bussa alla mia porta”.
Antonacci ha risposto a chi ha definito questo pezzo “un brano alla Celentano” che “il suo genere musicale è innovativo e avanti a tutti, sentirla paragonare a lui è un onore: ho pensato anche ad un featuring con lui ma non è detto che non accada in futuro, è una canzone frutto anche del suo modo di scrivere“.
Altro brano notevole è L’appello dei popoli, su un tema molto attuale come il percorso verso una società multiculturale e multirazziale: “Non mi spiace affatto questa contaminazione di razze, etnie, pensare che i miei figli vivranno in una società piena di colori: non puoi fermare i popoli che cercano la vita, siamo stati anche noi i primi a farlo“.
Immancabile un accenno ad un suo classico: la presentazione di Dediche e Manie si è conclusa con l’accompagnamento di Placido Salamone sulle note di Se io, se lei.