Dopo l’anteprima alla festa di Roma è arrivato nelle sale Addio Fottuti Musi Verdi, l’esordio al cinema dei The Jackal, diretto da Francesco Ebbasta (vero nome Capaldo) e interpretato dai volti ormai noti di Ciro Priello, Fabio Balsamo, Simone Ruzzo. Un passaggio al cinema in grande stile per il collettivo diventato celebre con le webserie e parodie in rete (Lost in Google, Vrenzole, Gli effetti di Gomorra sulla gente), prodotto da Cattleya e RaiCinema, con un budget di 2,4 milioni e una distribuzione, con 01, in circa 280 copie.
Per il loro primo film, i The Jackal puntano sulla fantascienza, in linea con quell’ampliamento dei generi che sta caratterizzando il cinema italiano recente (dove non si fanno, come vuole la vulgata, solo commedie, ma si spazia dal crime al noir al supereroistico) e col loro gusto per il pastiche e le citazioni. La storia è quella di Ciro (Priello), grafico napoletano sottoccupato il cui curriculum arriva rocambolescamente nelle mani degli alieni, che lo assumono. La felicità per il contratto dura poco: Ciro capisce che le intenzioni degli extraterrestri sono bellicose, e allora insieme agli amici Fabio (Balsamo) e Matilda (Beatrice Arnera) cerca di salvare la Terra dalla distruzione.
Il punto qui non è discutere della supposta diversità del linguaggio cinematografico rispetto a quello del web (che pure si nutre, come qualunque immagine in movimento, di cinema). I Jackal sono troppo cinefili e accorti per non essere consapevoli del tipo di insidie che si nascondono dietro una narrazione distesa sull’arco di un’ora e mezza, e infatti è stata lunga ed elaborata la lavorazione del loro esordio sul grande schermo. Premesso questo, va detto che il risultato di Addio Fottuti Musi Verdi è ben lontano dall’essere soddisfacente. E al primo film dei Jackal manca esattamente una struttura narrativa forte, che riesca a inserire le trovate comiche in un contesto ben definito e coerente.
Addio Fottuti Musi Verdi innesta una cellula narrativa oggi molto presente nel cinema italiano (il tema del precariato) su un genere classico come la fantascienza. Ma il film è segnato da un uso insistito della citazione che inevitabilmente sfocia anche nell’autocitazione (il ristorante Deux Frittur gestito da cinesi, in una situazione che ricorda un po’ troppo Smetto quando voglio; la presenza di Rosalia Porcaro come madre di Ciro) e un gusto delle gag piuttosto ripetitivo (la presenza di Fortunato Cerlino e Salvatore Esposito), che trova solo raramente momenti di autentico divertimento (la partecipazione, felicemente autoironica, di Gigi D’Alessio).
Non mancano alcune qualità, una messinscena ed effetti speciali minimali ma curati, e soprattutto l’ambientazione futuristica sull’astronave aliena, con soluzioni nelle scenografie e nei costumi che occhieggiano in maniera sbrigliata e fantasiosa a un immaginario pop, anche fumettistico, anni Sessanta (ma la macchietta extraterrestre di Roberto Zibetti è fastidiosamente insistita). Ma Addio Fottuti Musi Verdi resta un racconto slabbrato, un tentativo troppo embrionale, inferiore a quello che i The Jackal hanno dimostrato fino a oggi di saper fare.