Il ragazzo è un delinquente scostumato, ma la professoressa è un’incapace. In una scuola di Mirandola è avvenuto un episodio gravissimo. “Giocando in classe” uno studente ha colpito con un cestino la professoressa che con destrezza aveva fatto rimbalzare da un banco all’altro. La professoressa non ha subito danni particolari dal contatto contundente documentato da un telefonino. Il video amatoriale è diventato immediatamente virale scatenando feroci polemiche (leggi di più)
Se non ci fosse da piangere, l’episodio sarebbe persino ridicolo. Il ragazzino brandisce il cestino e lo lancia tra l’ilarità generale senza che l’insegnante batta ciglio fino a quando non viene colpita ad un rimbalzo fortuito. Mi ha colpito molto questa scena nella quale tutta la classe scatena una gazzarra incredibile con la professoressa inerte. I responsabili del lancio sono stati denunciati e vanno puniti con severità. Ma da ex studente e genitore di studenti mi chiedo che razza di clima vi sia in quell’aula abitualmente?
Temo che di lezioni in quelle classe, almeno durante le ore assegnata alla professoressa se ne svolgano ben poche. Urla, risate, telefonini accesi. Ma come si può pensare di far lezione, spiegare, interrogare, assegnare i compiti a casa o in classe in un simile pandemonio? La professoressa alla quale va la mia solidarietà umana non incassa la mia solidarietà professionale per manifesta incapacità a garantire ordine e disciplina presupposti essenziali per ogni utile attività didattica.
So che adesso i colleghi della professoressa insorgeranno lamentando stipendi bassi, ferie brevi, strutture inadeguate etc. etc. ma un insegnante degno di tal nome è anzitutto capace d’imporre l’ordine e la disciplina in classe. Io ricordo i miei professori del millenio scorso. Uno sguardo bastava a spegnare ogni animosità. Guai a fiatare fuori luoghi. Erano autorevoli ed autoritari come serve per aiutare la crescita umana e culturale degli alunni assegnati. Di certo una professoressa che consente un simile scempio non è nè competente, nè preparata al compito. Povera lei, ma sopra ogni cosa poveri ragazzi condannati a pascolare nella loro grassa e delinquenziale ignoranza.
da:
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Nei rapporti istituzionali, i Dirigenti scolastici, come legali rappresentanti, sono
quindi i massimi responsabili della scuola e in quanto tali devono rispondere
periodicamente al Consiglio di Istituto, con una relazione scritta, della loro direzione
e del coordinamento dell’attività formativa e amministrativa. Inoltre, come datori di
lavoro e titolari delle relazioni sindacali, spetta a loro la gestione del personale e la
loro sicurezza, compresa naturalmente la sicurezza degli allievi.
La Legge n. 59/97, sull’Autonomia appunto, ha attribuito ai Capi d’Istituto la funzione dirigenziale, trasformando i Presidi e i Direttori didattici in Dirigenti scolastici.
Funzioni, compiti e competenze dei D.D.S.S., nella scuola dell’Autonomia, sino all’approvazione della legge n. 107/2015, sono stati definiti e regolati dalla legge n. 59/97, dal D.L.vo n. 59/98, dal DPR n. 275/99 e dal D.L.vo n. 165/01, secondo cui il Dirigente ha la rappresentanza legale dell’Istituto, rappresenta l’unitarietà dell’Istituzione ed è responsabile della gestione della medesima.
Nello specifico, le suddette norme prevedono che il D.S.:
• gestisca unitariamente la scuola;
• rappresenti legalmente l’istituzione che dirige;
• gestisca le risorse finanziarie, umane e strumentali;
• diriga e coordini le risorse umane;
• organizzi le attività scolastiche in base a criteri di efficacia ed efficienza;
• assicuri la qualità della formazione, la collaborazione culturale, professionale, sociale ed economica del territorio interagendo con gli Enti locali, la libertà di scelta educativa delle famiglie e il diritto di apprendimento.
le funzioni del docente e del preside sono diverse, se si tratta di DISCIPLINA spetta all’insegnante, se si tratta di ORDINE e di ATTI ILLEGALI spetta agli organi di competenza :preside e forze dell’ordine.
Salve Signor Iannicelli.
Pur non essendo un docente scolastico e avendo rischiato di esserlo, avendo svariati insegnanti in famiglia, ho comunque una certa esperienza in merito alla materia trattata. Sono d’accordo sul fatto che la responsabilità dell’accaduto sia da imputare non solo alla cattiva educazione dell’alunno, ma anche e soprattutto all’incapacità, all’impotenza della docente di “tenere in mano” la classe. Penso però che pari responsabilità le abbiano lo Stato e le Università che selezionano il personale docente esclusivamente sulla base delle conoscenze e della preparazione(che spesso poi vanno al di là delle vere esigenze scolastiche) senza mai tenere conto di un’ideonità psicologica. In pratica se sei “preparato” e che hai la fedina penale pulita, puoi occuparti di ragazzi e bambini. Il “tirocinio”, da quel che mi risulta, è stato inserito solo di recente ed è in pratica soltanto una formalità o poco più. Inoltre non è da sottovalutare il cambio di attitudine dei genitori nei confronti del rapporto alunno-insegnante, dove spesso l’alunno oggi viene difeso e (iper?)protetto e l’insegnante non viene considerato un educatore, ma un ostacolo ed un nemico allo sviluppo psico-intellettivo dei propri figli.
Trovo molto interessanti le sue considerazioni in particolare quelle sul rapporto genitore-ragazzo