C’è stata tra fine agosto ed inizio settembre 2017 una pioggia di segnalazioni per quanto concerne il pubblico che si è visto attivare servizi in abbonamento e a pagamento da operatori come TIM, Vodafone, Wind e 3, tanto per citare quelli più popolari qui in Italia. La Polizia Postale, ad esempio, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook lo screenshot incentrato su un servizio denominato “cinemaprimafila“, il cui costo per il pubblico ammonta a poco più di 5 euro a settimana.
In realtà i servizi in abbonamento e a pagamento che si possono attivare oggi come oggi navigando in Rete, senza esplicita preferenza da parte del pubblico, sono molteplici. Su Altroconsumo, ad esempio, si è parlato di “Kidding Room“, ma in generale ci sono almeno una cinquantina di servizi nei quali si può incappare semplicemente navigando in Rete. Oltre a procedere alla repentina disattivazione, accedendo semplicemente all’app ufficiale del proprio operatore, per tanti utenti diventa importante capire come provare ad ottenere il rimborso.
Proviamo dunque ad analizzare i singoli casi, perché fatta eccezione per TIM (gli utenti sono invitati semplicemente a chiamare il 119 per farsi aggiungere dall’operatore in una sorta di black list), gli altri ci presentano dei link specifici per affrontare al meglio la questione dei servizi in abbonamento e a pagamento. Con Vodafone, ad esempio, il cliente può decidere il 190 attivando il barring sms, oppure accedere alla pagina specifica presente sul sito dell’operatore.
Passando a Wind, in questo non vi resta che contattare il 155, con barring sia per SMS che per chiamate, oppure per un solo servizio. In alternativa, anche qui abbiamo la sezione speciale del sito. Infine, con 3 Italia il numero da chiamare è il 133, oltre alla sezione dedicata del sito. Insomma, ora dovrebbe risultare più chiaro come ottenere rimborsi dai servizi in abbonamento e a pagamento di TIM, Vodafone, Wind e 3 Italia.
Ma rileggere i post prima di pubblicarli affinchè siano scritti in italiano?