Con l’Atomica bionda Charlize Theron, protagonista del film uscito nei cinema il 17 agosto per Universal, riparte ufficialmente la programmazione cinematografica dopo la pausa estiva. È la terza occasione in cui l’attrice sudafricana, dopo Mad Max: Fury Road e Fast & Furious 8, veste i panni di un’eroina aggressiva e letale. Stavolta è Lorraine Broughton, spia dell’MI6 britannico spedita in una Berlino da Guerra fredda, nel novembre 1989, poco prima della caduta del muro, per recuperare la preziosissima lista degli agenti alleati sotto copertura, sottratta a un collega appena ucciso.
Lorraine-Theron emerge pesta e livida da una vasca da bagno piena di cubetti di ghiaccio: la missione dev’essere stata tutt’altro che facile e lei la ripercorre, in un film costruito tutto in flashback, durante l’interrogatorio che subisce dal suo diretto superiore (Toby Jones) e da un agente della Cia (John Goodman).
Atomica bionda, diretto dall’ex stuntman (si vede) e specialista in film d’azione David Leitch (coregista del primo John Wick), è tratto da una graphic novel di Antony Johnston e Sam Hart (The Coldest City). L’ambientazione a Berlino nella fase terminale della Guerra fredda serve per spalmare sull’action una patina d’ambiguità da spy story d’altri tempi, secondo il classico copione fatto di doppi e tripli giochi, ritmato dal cinismo pessimista di personaggi che non credono a niente e non si fidano di nessuno. Infatti, appena Lorraine giunge a Berlino, il primo individuo di cui sospetta è l’agente britannico David Percival (James McAvoy), enigmatico cane sciolto riottoso alle regole e con troppi traffici dubbi.
Gli anni Ottanta consentono poi a Leitch di dispiegare un racconto stiloso e vintage, che utilizza quel luogo di soglia che era la Berlino sul crinale tra Est e Ovest, capitalismo americano e comunismo sovietico, per recuperare tutti i segni più vistosi e alla moda del decennio. Ecco allora che la pericolosa Charlize Theron, sempre elegantissima, in Atomica bionda si immerge in un mondo fatto di punk rock, acconciature kitsch, luci al neon e soprattutto cadenzato da un’onnipresente colonna sonora elettropop (il film attinge a un’estetica da videoclip) che manderà in solluchero gli appassionati, spaziando dagli autoctoni inaggirabili, Nena (99 luftballons) e Falco (Der Kommissar) sino a Bowie e The politics of dancing.
In questo inebriante e un po’ scontato défilé d’epoca, che contiene più gusto della citazione che sostanza, l’Atomica bionda di David Leitch innesta però un’idea di violenza molto fisica, per nulla edulcorata. I combattimenti, ben coreografati, sono sporchi e brutali, e la bellezza algida, quasi aliena di Charlize Theron viene sottoposta a una fatica che la conduce ai limiti del collasso e della disperazione.
Ne esce fuori un curioso film bicefalo, che esibisce una cornice stilizzata e fashion alla Operazione U.N.C.L.E. (altra storia ambientata nella Guerra fredda) e poi la sbriciola attraverso una messinscena corposa, che offre pochissimo spazio agli ammiccamenti tipici del genere e inocula nel racconto una sottile malinconia, soprattutto nei personaggi femminili (oltre alla Theron, Sofia Boutella). E il risultato è superiore alla media del solito blockbuster.