Prima di domani (Before I Fall, 2017) diretto da Ry Russo-Young è tratto dal romanzo E finalmente ti dirò addio di Lauren Oliver, specializzata in romanzi del genere young adult. È una giovane adulta la protagonista di questo film, la studentessa liceale Samantha (Zoey Deutch), che si trova a vivere un’esperienza inquietante: risvegliarsi ogni mattina bloccata nel medesimo giorno, che rivive continuamente. Giorno, oltretutto, che termina con un terribile incidente d’auto.
C’è aria di déjà vu? Ovviamente, dato che il dispositivo narrativo è quello di Ricomincio da capo, in cui l’ineffabile Bill Murray resta indefinitamente incastrato nel famigerato giorno della marmotta. Ma il fatto stesso che in Prima di domani la protagonista sia un’adolescente, ritratta nella fase per definizione di costruzione dell’identità, dà al racconto un sapore piuttosto diverso.
Samantha ha una vita brillante: bella, di buona famiglia – ma i rapporti coi genitori sono freddi e sbrigativi –, con un solidissimo gruppo di amiche e un fidanzato ambitissimo, con cui quel giorno dovrebbe far l’amore per la prima volta. Ma il meccanismo perfetto si inceppa, e la ripetizione continua degli eventi spinge Samantha a interrogarsi in maniera nuova su se stessa.
All’inizio la sua preoccupazione è legata solo, egoisticamente, a capire come evitare l’incidente d’auto. Progressivamente però la sua prospettiva muta, la visuale si amplia e domande e risposte cambiano. Chi sono realmente le sue amiche? Il fidanzato è quello giusto o è solo quello col quale ci si aspetta che stia una ragazza come lei? Perché Samantha è così assente nei rapporti familiari? Prima di domani assume le cadenze di un racconto esistenziale focalizzato sulle preoccupazioni d’una giovanissima che sta appena cominciando a dare forma alla propria esistenza.
In tal senso in Prima di domani il giorno che si ripete all’infinito funziona bene come metafora dell’adolescenza: da un lato intesa come periodo opaco, gabbia in cui ci si sente bloccati tra cose che ricorrono sempre uguali e insignificanti; dall’altro, però, vista come una fase di grandi opportunità e sperimentazione continua, in cui una vita non ancora strutturata, sia materialmente che emotivamente, può essere riscritta più volte e riempita di senso.
I personaggi che ruotano intorno a Samantha non brillano per profondità, stereotipi funzionali alla maturazione della protagonista: il fidanzato superficiale, lo spasimante sensibile, l’amica insicura e aggressiva, la sfigata della scuola. E le risposte che Samantha trova alle proprie angosce, sono troppe e scontate, uscite fuori da un manuale politicamente corretto sul “come diventare se stessi”: superare il narcisismo, aprirsi all’altro, saper perdonare, provare sentimenti autentici, rifiutare il conformismo.
Però Prima di domani è più sottile di quanto non appaia. La fotografia è giocata su tonalità notturne, in una storia che, non dimentichiamolo, è destinata a franare in un incidente finale. Così, nonostante l’ottimismo piuttosto dolciastro di superficie – con la trasformazione di Samantha da cattiva ragazza a giovane donna altruista –, la forma e certi dettagli relativi alle incertezze dell’adolescenza stendono su Prima di domani un’ombra cupa, meno conciliata, che sfocia in accenti intimisti e malinconici, non univocamente sorridenti.