Tiziano Ferro a Repubblica si racconta in un’intima intervista con Gino Castaldo alla vigilia del doppio concerto-evento allo Stadio Olimpico di Roma.
“Mi sto godendo l’attesa, non ho l’ansia di anticipare le cose. Vivo l’attesa come un momento stimolante, un po’ di ansia l’ho combattuta”, dichiara Tiziano Ferro a proposito delle ore e di giorni che precedono i concerti del tour che segue la pubblicazione del disco Il mestiere della vita.
Con Gino Castaldo l’artista ripercorre la sua intera carriera in un viaggio a ritroso dai “no” delle etichette discografiche al “sì” di Fabrizio Giannini che ancora oggi è al suo fianco, la prima persona che ha creduto veramente in lui dopo Mara Maionchi e Alberto Salerno.
Il tour “non è soltanto quando sali sul palco, puoi stare vicino alla tua gente, ai musicisti, suonare, cantare”, continua il cantante che in tournée ritrova la voglia di “fare qualcosa che ti ha motivato quando ancora non lo facevi per mestiere”.
Ricorda il suo “percorso alla vecchia”, iniziato dal nulla, dalle radio, senza talent show ma solo con gavetta e lavoro. Negli stadi “ci arrivi premiato dall’anagrafe, dall’età”, dopo oltre 16 anni di sacrifici, nel caso di Tiziano Ferro.
“Sono molto critico, non riesco a vedermi come entità piacente”, aggiunge, ma “se qualcuno lo fa e gli va bene io mi fido”.
Conclude con il desiderio “di dedicarmi a qualcosa che non sia me stesso”, passando per il sogno realizzato del duetto con Carmen Consoli desiderato dal lontano 1995.
Fondamentale nella vita di Tiziano Ferro è la sua famiglia. Tra gli aneddoti che racconta c’è l’ascolto in anteprima del disco d’esordio Rosso Relativo, che ha fatto sentire ai genitori nascondendosi in camera sua e tornando da loro solo alla fine dell’ascolto. E’ stata la prima volta che Tiziano vedeva concretizzarsi il suo sogno di diventare un cantante attraverso un album di inediti che avrebbe realmente trovato posto tra gli scaffali dei negozi di musica.