Avevo appena finito di fare il terzo musical di fila in teatro, quando un regista mi chiese di dargli delle idee per qualcosa di nuovo da portare in scena. Alla ricerca di una qualche folgorazione, inaspettatamente questa arrivò: “il musical di Fantozzi!”
Nel momento in cui mi venne in mente, in maniera così naturale ed “ovvia”, sembrava davvero strano che nessuno ci avesse ancora pensato a 40 anni tondi dalla nascita del personaggio, eppure l’idea era proprio lì, sotto il naso di tutti. Ma, davvero, nessuno ci aveva ancora pensato, complice il fatto che il carattere notoriamente volubile e scontroso di Villaggio aveva più volte messo a dura prova i nervi dei produttori di ogni ordine e grado e quand’anche avessero avuto la stessa idea, l’avrebbero sicuramente accantonata perché difficilmente realizzabile.
E se il protagonista non l’avesse fatto proprio lui ma qualcun altro? Magari si sarebbe potuto affrontare. E così, recuperato il suo numero di cellulare, lo chiamai per proporgli il progetto che lui commentò subito con uno spiazzante e poco incoraggiante: “Oh Mioddio!”
C’è voluto un anno di trattative, io e lui solamente, per guadagnare la sua fiducia. Al di là di tutte le battute mortali infertemi per testare la mia capacità di resistenza, la stima nei miei confronti me l’ha inaspettatamente messa per iscritto: ha preteso, sul contratto della cessione dei diritti, la clausola che ad interpretarlo potessi essere soltanto io. “Un progetto per tornare a vivere”, questo pensava dello spettacolo, per tornare ad occuparsi del suo Fantozzi incastonato in qualcosa di nuovo, in una declinazione mai tentata prima.
All’inizio voleva che ci fossero le musiche di De Andrè, poi virò sul repertorio di Edith Piaf, e alla fine convenne che ci fossero canzoni nuove, scritte appositamente, più qualche musica storica. Ha puntigliosamente seguito la scrittura della storia, inedita, nella quale si potessero inserire gli episodi storici più celebri, controllando che non si snaturassero i suoi amati personaggi. Dopo qualche falsa partenza, “Fantozzi a teatro” aspetta il momento giusto per decollare, anche se seduto alla Prima purtroppo non ci sarà Paolo.
Gli avevo espressamente chiesto di “non prendere altri impegni” per poter partecipare a quell’evento così importante, e invece non è stato di parola. Ma non me la prendo troppo: è il suo carattere. Ormai è davvero tardi per cercare di cambiarlo.