80 per cento dei professori non supererebbe l’esame di maturità. Sono somari peggio degli scolari. Le traccie dell’esame di stato annunciate sul sito del Ministero dell’Università e Ricerca sono la punta dell’iceberg di un’ignoranza epocale e generazionale. La stragrande maggioranza dei professori italiani è ciuccia, con tutto il rispetto per il nobile quadrupe.
Le traccie dell’esame di maturità non sono un semplice errore burocratico (leggi di più). Chi non conosce il corretto plurale di traccia è il degno frutto di una scuole che non è capace più d”insegnare a legger, scrivere e far di conto. La formazione dei professori è mediocre, le verifiche sulla qualità didattica inesistenti, il profitto degli alunni la generosa conseguenza di tanta incapacità. Come è stato possibile che alla Maturità siano stati ammessi il 96 per cento degli iscritti al quinto anno delle Scuole Superiori? Tutti geni o ammessi per quieto vivere ?
Una recente selezione d’ammissione alla cattedra ha fatto esclamare alla sconsolata commissione che la maggior parte dei candidati non fosse in grado di leggere e scrivere, figuriamoci capire, l’italiano. Le traccie sono la cartina al tornasole di questa situazione indecente nella quale chiunque provi a metter mano per metter ordine finisce per esser stroncato. Io mi chiedo con che faccia, plurale facce, saranno dettate le traccie dell’esame di maturità 2017. Saranno in grado di correggere gli elaborati degli studenti questi professori che si godono quattro mesi di ferie pagate l’anno, vogliono la scuola sotto casa, non ammettono le prove Invalsi, non consentono nessuna verifica puntuale delle loro capacità, non si vogliono aggiornare.
Se fosse possibile promuoverei con il massimo dei voti tutti gli studenti. E gli esami di maturità li farei fare ai professori. Sono profondamente convinto che la stragrande maggioranza ignori il corretto plurale di traccia che non è traccie come è stato scritto sul sito ufficiale del MIUR ma tracce senza la i. Sembra strano ma la lingua italiana non è facile. Basta studiarla per non far più errori così.
Aggiungo che basta leggere solo il titolo dell’articolo per capire il livello infimo della padronanza della sintassi del sedicente giornalista …
Definire il suo articolo una vergogna è un eufemismo. Non credo di aver letto mai tante falsità e banalità qualunquiste tutte insieme. Numero uno, la parola “traccie” comparsa sul sito del MIUR non è stata scritta da un docente (un giornalista o chi si ritiene tale dovrebbe saperlo), ma da un funzionario del ministero messo lì probabilmente dalla politica (un giornalista serio avrebbe chiesto spiegazioni al ministro). Numero due, i quattro mesi di vacanza esistono solo nella sua fantasia (ho letto pure qualche suo sgrammaticato commento su facebook in cui tornava con la pervicacia tipica del quadrupede a cui faceva riferimento nell’articolo a ribadire il concetto … “la scuola sotto casa è chiusa da due settimane ecc.” … ebbene le posso assicurare che le insegnanti di quel plesso stanno facendo regolarmente servizio nella sede centrale, si informi prima di dire baggianate). Numero tre, lei sostiene che l’80% dei docenti è “ciuccio”, non so su quali fonti statistiche basi questa sua affermazione, le citi e citi anche gli istituti che avrebbero prodotto quei dati, altrimenti devo concludere che la sua è solo una volgare calunnia di cui spero sarà chiamato a rispondere nelle opportune sedi. Numero quattro, lei nell’articolo esordisce affermando che una recente selezione alla cattedra ha fatto esclamare alla commissione che la maggior parte dei candidati non fosse in grado di leggere e scrivere in italiano, APPUNTO si tratta di aspiranti docenti e non di docenti, mentre la commissione valutatrice era composta in gran parte da quegli insegnanti che lei ha volgarmente offeso … Concludo dicendo che l’attuale classe docente è l’ultimo argine alla deriva culturale e morale del nostro paese, che purtroppo ha tanti padri, la invito a leggere l’articolo di Marcello Veneziani (lui si, un vero giornalista) comparso su “Il Tempo” del 23 aprile scorso, che ben riassume i mali della nostra società e della scuola di oggi.
E’ ora di finirla di dire ,da parte di questo giornalista tali cazzate ,i quattro mesi di ferie non esistono nella scuola,lui da quale pianeta o galassia arriva ,si risparmi simili sparate..
Non fate commenti, pur di attirare l’attenzione scrive cazzate colossali, poveraccio
Facciamo chiarezza una volta per tutte! Un docente di ruolo della scuola pubblica non ha né due, né tre, né quattro mesi di ferie! Un docente, qualora non abbia usufruito di giorni di ferie nel corso dell’anno scolastico, ha diritto a 32 giorni di ferie + 4 di festività soppresse… capito?! E stendiamo un velo pietoso sui poveri docenti precari che alle ferie lunghe sono forzati… Non ci vuole molto a capirlo e, soprattutto, ad informarsi prima di dare aria alle gengive (come diceva la mia prof di Ragioneria!), perpetrando beceri luoghi comuni e, diciamolo, sparando clamorose cazzate! E sono pure reperibili, visto che nel modulo di richiesta ferie, bisogna dettagliare indirizzo e recapito telefonico a cui poter essere raggiunti in tale periodo. Tacere su quanto non si conosce sarebbe la cosa migliore…
IANNICE’ SPARATI CO NA BOTTIGLIA RI GASSOSA.. ANZI VISTA LA STAZZA PER ESSERE SICURO CI VOLE NA RAMIGGGGIANA…
Quadrupede. Lapsus calami avremmo detto. Il mio intento era provocatorio. Ma il concetto è chiaro: voglio che gli insegnanti siano valutati: competenze, aggiornamento, didattica. In modo serio e rigoroso. Chi non è all’altezza lasci il posto a quelli preparati e volenterosi di lavorare. Gli insegnanti si sentono di garantire per la preparazione di tutti i loro colleghi? Perchè io devo giustamente esser giudicato dal pubblico per il mio lavoro di giornalista ed un prof non può esser ugualmente esaminato. In nome della libera docenza la scuola italiana è stata distrutta: non serve la grammatica basta saper esprimere il pensiero
A peppì
Credo tu sia la vergogna dei giornalisti. Mai vista tanta ignoranza in colpo solo ????
Sì, ma non si scrive QUADRUPE. È vero, la lingua italiana è estremamente difficile e lei da buon giornalista dovrebbe impararlo bene e, soprattutto, informarsi prima di sparare baggianate come “quattro mesi di ferie” o che “traccie” sia stato scritto da un insegnante. La invito a fare un reportage sul lavoro in classe – o dovrei dire trincea – di chi insegna giorno dopo giorno con immensa fatica e scarse risorse. Complimenti davvero.
Una docente della scuola italiana
Peppe Jannicè, che pesante caduta di stile, che commento superficiale e ingeneroso! Sei disinformato, e in quattro righe hai sintetizzato la quintessenza delle idiozie. Se tu fossi un giornalista, saresti da denuncia all’Ordine.
Capisco però che tanto livore, oltre che dall’ignoranza, può essere stato generato da qualche sorta di trauma adolescenziale.
Ti invito caldamente ad occuparti di fatti e cose che conosci.
Si vergogni!
E quanto è ciuccio chi non sa che sul sito del MIUR non scrivono gli insegnanti?