I sogni segreti di Walter Mitty, diretto e interpretato da Ben Stiller è la versione cinematografica di un racconto del 1939 di James Thurber (qui in originale), già tradotto in un celebre film del 1947 con Danny Kaye, Sogni proibiti e alla base anche di alcune versioni apocrife (Sogni mostruosamente proibiti con Paolo Villaggio).
In realtà il personaggio di Walter Mitty, l’ingenuo sognatore che fugge dalla noia del quotidiano immaginandosi protagonista di elettrizzanti avventure immancabilmente esemplate sull’immaginario cinematografico, è diventato proverbiale e rappresenta in un certo senso una metafora dell’esperienza di qualunque spettatore, che quantomeno attraverso l’immedesimazione con gli attori protagonisti si proietta sull’orizzonte avvincente del racconto sullo schermo e, protetto dal buio della sala, lontano da sguardi indiscreti e giudicanti, si trasforma per un paio d’ore in un eroe romantico, un avvocato instancabilmente sulle tracce della verità, un chirurgo di fama mondiale.
A suo modo è un Walter Mitty anche il protagonista della celebre commedia di Billy Wilder Quando la moglie è in vacanza, che vagheggia grandi peripezie e grandi passioni e quando si trova davanti agli occhi una Marilyn Monroe così vera da sembrare un sogno non sa più che fare; oppure, più recentemente, il dottor J.D. di Scrubs, che con la sua fervida immaginazione trasforma di volta in volta la corsia di un ospedale – luogo per antonomasia deputato alla serietà – nel set di un musical, un horror, Guerre stellari.
Alla fine cos’è meglio, il mondo colorato del sogno o la realtà? È l’interrogativo alla base de I sogni segreti di Walter Mitty di Ben Stiller e dello sceneggiatore Steve Conrad, che rimpolpa abbondantemente le smilze paginette del racconto originale. Il protagonista è un archivista fotografico della rivista Life, un uomo tranquillo e un po’ pignolo – nella prima sequenza lo vediamo calcolare con attenzione entrate e uscite del proprio bilancio – che si rifugia nelle fantasticherie, immaginando di gettarsi in volo dentro palazzi sul punto di esplodere per salvare cagnolini, come in un film di supereroi – sulla cui inverosimiglianza Stiller, evidentemente, ironizza anche.
L’eroe immaginario però nella vita reale non riesce nemmeno ad attaccare bottone con la collega di cui è segretamente innamorato (Kristen Wiig) e si fa sbertucciare dal nuovo manager (Adam Scott) giunto per ristrutturare l’azienda in vista dal passaggio del magazine dal cartaceo all’online – con drastici licenziamenti di massa. La trasformazione deve essere celebrata con un numero speciale, che prevede la foto di copertina del più grande fotografo vivente, Sean O’Connell (Sean Penn), il tipo d’uomo affascinante e giramondo che Walter, il quale non s’è mai spostato da New York, vorrebbe essere. Walter però non riesce a trovare il negativo della foto scelta da Sean e allora, per una volta, decide di lanciarsi all’avventura, inseguendo le tracce del fotografo tra Groenlandia, Islanda, Afghanistan, alla ricerca del fotogramma perduto.
Ed è ovvio che, ne I sogni segreti di Walter Mitty, quel fotogramma mancante è il pezzo di vita che Walter non ha mai vissuto, quella parte di sé lasciata sepolta nel profondo (insieme al dolore per il padre perso quand’era adolescente) e mai riaffiorata. Ben Stiller costruisce un film che è insieme appassionante e semplicistico. Appassionante perché sono meravigliosi gli scenari in cui viene immerso il protagonista, nell’estremo nord, in cui la natura urla la sua accecante bellezza e dimostra a Walter quanto la realtà sia migliore della fantasia; semplicistico perché quegli stessi panorami mozzafiato posseggono lo splendore artefatto e implacabilmente perfetto delle fotografie da desktop del computer – che invece di celebrare la realtà disegnano un altro mondo immaginario, scolpito dal photoshop e dalla color correction. E allora alla fine La vita segreta di Walter Mitty, col suo messaggio sulla vita vera preferibile ai sogni, risulta sia didascalico che ingannevole.
Ben Stiller nel film incastra un po’ di tutto: una presa in giro de Il curioso caso di Benjamin Button, divertentissima ma che pare sbucata fuori dai finti trailer di Tropic Thunder; una tirata contro il capitalismo rapace e ignorante di chi pensa solo ai numeri e mai alle persone, alla storia, alla cultura – il passaggio d’una riproduzione in gigantografia d’una storica copertina di Life con Nixon davanti al personaggio del manager Adam Scott è inequivocabile; la forza dei legami familiari – la mamma interpretata da Shirley MacLaine – e il valore delle piccole cose; i momenti epifanici che spiegano il senso della vita – la foto che Sean decide di non scattare, persino una partitella di calcio alla Salvatores.
Però, pur in un guazzabuglio che dà un colpo al cerchio e uno alla botte, bisogna riconoscere a Ben Stiller il gusto per una narrazione avventurosa che non perde il senso dell’ironia, in un film che anche stilisticamente è molto eterogeneo, saltando dalle inquadrature controllatissime modello Wes Anderson ai film demenziali ai Marvel movie. E alla fine I sogni segreti di Walter Mitty, grazie soprattutto a questo attore-autore tra i più singolari del cinema americano – sempre in bilico tra alto e basso, comico e drammatico – riesce almeno a restituire questa sensazione della vita come un grande viaggio da affrontare fino in fondo, ma da non prendere troppo sul serio.
I sogni segreti di Walter Mitty (2013), di Ben Stiller, con Ben Stiller, Kristen Wiig, Shirley MacLaine, Sean Penn, stasera in tv su Rai Tre, ore 21,20.