Orphan Black 5 ha debuttato lo scorso 10 giugno su BBC America con un episodio assolutamente all’altezza delle aspettative per una première di stagione particolarmente attesa, poiché dà il via all’ultimo capitolo della saga dei cloni di cui Tatiana Maslany, mattatrice assoluta, si conferma la grande attrazione.
Che siano le sue straordinarie interpretazioni di personaggi diversi il cuore di questo show è stato ulteriormente provato dall’episodio 5×01, The Few Who Dare: Tatiana è tornata ad interpretare in un solo episodio tutti i cloni ricorrenti di Orphan Black, a partire da Sarah sempre in fuga a Cosima alle prese con la malattia, passando per la scapestrata casalinga Allison e la futura mamma Helena.
Il primo episodio ha messo in tavola tutti gli ingredienti di una stagione potenzialmente esplosiva: Sarah è ormai decisa a fare della sua famiglia la priorità assoluta, dopo che Ferdinand ha rapito Kira e la Signora S., mentre Cosima comincia ad avvertire la necessità di vederci chiaro sull’isola di P.T. Westmoreland, il fondatore del Neoluzionismo, Rachel sembra finalmente aver ottenuto tutto il potere che desiderava eliminando tutte le fazioni interne al movimento che avevano ostruito la sua ascesa, per Donnie e Allison si profilano nuovi guai giudiziari ed Helena è sempre più decisa a proteggere le sue “sestre”.
Ora leader della Neoluzione con la benedizione dell’ultracentenario fondatore PT Westmoreland, Rachel sembra avere un potere illimitato, quello di disporre a suo piacimento degli altri cloni per il fine supremo del movimento, svelato da sua madre Susan nella quarta stagione: “creare l’essere umano più perfetto”. Il suo personaggio in questa première è ammantato dal solito sospetto nei suoi confronti: ci si può fidare di Rachel quando ti tende una mano? La confusione su chi siano i veri nemici sembra restare un tratto caratteristico di Orphan Black e certamente non mancherà nell’ultima stagione. Un aspetto perfettamente racchiuso nella scena cruciale del primo episodio, quella in cui Cosima decide di farsi somministrare la cura genetica messa in salvo da Delphine proprio da Rachel, la stessa che poco dopo catturerà Sarah come fosse un animale da mettere in gabbia. La Courmier, intanto, sembra destinata a restare offscreen per lungo tempo anche in questa stagione, visto che parte misteriosamente per la Sardegna, ma il fatto che una scienziata come lei abbia sposato la causa di Revival (il villaggio autosufficiente sull’isola di PT Westmoreland in cui è rimasta dopo la sua scomparsa) è quello che spinge Cosima a voler scoprire l’intero disegno del loro creatore, in un rapporto perverso tra fede nella scienza e fede in un ideale tout court. L’innesto di un elemento di novità sul fronte della Neoluzione, ovvero la ricerca dell’elisir di lunga vita a cui è dedicato l’esperimento Revival completa il quadro del grande puzzle sui cui pezzi ci si interroga sin dalla prima stagione: la ricerca genetica piegata all’obiettivo di creare un essere umano dalla biologia perfetta si sposa con uno dei grandi sogni dell’umanità, la ricerca dell’immortalità.
Anche se l’arco narrativo che riguarda Rachel sembra destinato ad essere quello di più ampia portata, ci sono elementi di novità per ogni clone: Sarah dovrà decidere se affidare la sua sorte e quella della sua famiglia ai Neoluzionisti (e dunque se fidarsi di Rachel); Cosima è inevitabilmente attratta da un mondo che rappresenta per lei, nonostante tutto, il senso della scoperta, che è poi l’essenza della scienza; Allison dovrà necessariamente fare i conti con le sue azioni maldestre ora che un nuovo agente di polizia è sulle tracce dei cloni (a proposito, non era meglio tenersi Angela De Angelis?). E poi c’è Helena: con lei nascerà una nuova generazione che non potrà non essere oggetto di attenzione da parte dei Neoluzionisti.
Nel prosieguo della stagione ogni clone avrà un episodio dedicato a sé, con Sarah protagonista del secondo e Alison del terzo episodio. La volontà di approfondire le storie di ciascun clone si sposa bene con l’intento di concludere la serie dando il giusto spazio ad ogni personaggio.
È consolante sapere che Orphan Black 5 regalerà al pubblico quel finale che i creatori Graeme Manson e John Fawcett hanno avuto in mente sin dall’inizio dello show: la quarta stagione ha apportato dei correttivi necessari dopo qualche svarione di troppo della terza, con una struttura narrativa più flessibile che giocando su diversi archi temporali ha ricostruito una parte mancante del puzzle, quella che riguardava la scoperta da parte di Beth, Cosima e Allison di essere dei cloni nati da un esperimento scientifico segreto, prima che Sarah Manning entrasse nelle loro vite. Il tema portante di quest’ultima stagione è la libertà, coerentemente con l’impianto dell’intera serie. La conclusione di Orphan Black, serie tra le più intelligenti e visionarie dell’ultimo decennio, sarà una grande perdita, ma questa stagione promette perlomeno un addio struggente e ricco di pathos.