Persona 5 è stata un’avventura tanto particolare quanto lunga: disponibile per PS4 e PS3, il gioco è sviluppato da Atlus ed è il sesto capitolo della fortunata serie di ruolo giapponese. È possibile prendere una formula già ampiamente collaudata, che forse fa sentire un po’ il peso degli anni, ma rivoltarla come un calzino e riuscire a svecchiarla con soluzioni originali? A quanto pare sì e i ragazzi di Atlus ce l’hanno ampiamente dimostrato: scopriamo perché nella nostra recensione.
Ladri Fantasma
Cosa fareste se aveste il potere di switchare in una dimensione alternativa, capace di mettere a nudo la psiche e le manifestazioni più recondite dell’animo umano, con la possibilità di modificare il cuore e la condotta morale di una persona? Le premesse narrative di Persona 5, che si fanno strada pian piano e senza troppa fretta nelle prime ore di gioco, sono queste. Il titolo di ruolo giapponese firmato Atlus è di una vastità immensa, proprio a partire dalla longevità dell’esperienza di gioco, un’esperienza sui generis che vi terrà incollati tra le strade di Tokyo per decine e decine di ore – senza alcuna remora di sfiorare il centinaio, per i giocatori più inclini a scovare ogni singolo segreto del titolo.
Nei panni del protagonista, e di tutti i comprimari che si conosceranno e acquisiranno per il party nel corso della storia, si potrà vivere costantemente sul filo delle due diverse realtà, switchando a piacimento tra le due per condurre al meglio la propria esperienza ruolistica. Il ritmo della narrazione è scandito dai giorni della settimana e starà al giocatore “dosare” le attività della giornata a proprio piacimento: la trama di Persona 5 è scandita a sua volta da alcuni “target” specifici, che nell’economia del racconto aumentano sempre di più di importanza così come l’impatto che il loro cambiamento avrà sulla cittadinanza, che acquisirà sempre più consensi nei confronti dei Ladri Fantasma. Il tutto è basato, poi, su un lungo flashback che il protagonista – braccato dalle forze dell’ordine – è costretto a confessare per uscire da una situazione spinosa.
Il protagonista potrà progredire su due fronti differenti: nel mondo reale, svolgendo attività come lo studio o frequentando i comprimari di gioco, per aumentare i propri valori personali o il legame con altri personaggi; e anche nel mondo dei Ladri Fantasma, che sia il “Palazzo” del proprio target o “Mementos”, la realtà sotterranea nel quale sono disseminati gli obiettivi delle missioni secondarie. Forse sta proprio qui l’unica vera pecca del gioco, in quanto gli obiettivi paralleli a quelli principali propongono run e missioni praticamente identiche tra loro, ma che risulteranno comunque utili per acquisire denaro ed esperienza.
In Persona 5, che sia nei Palazzi o in Mementos, dovrete farvi strada combattendo nemici e boss nelle mappe più o meno vaste e lineari a disposizione, acquisendo esperienza, salendo di livello e collezionando oggetti vari. Un sistema che rende il tutto di una profondità come pochi giochi di ruolo, condito da un comparto artistico e sonoro eccelsi, il tutto pur rimanendo nei toni scanzonati di un’atmosfera liceale.
Persona
Persona 5 riesce a proporre feature e meccaniche tipiche di una produzione ruolistica, amalgamando tradizione e modernità in un’estetica tutta sua. Abbiamo le più classiche componenti di un videogioco di ruolo con sistema di combattimento a turni, farcite dal consueto parco di oggetti equipaggiabili e consumabili, il tutto unito al più stravisto dei sistemi di crescita con esperienza e livelli, abilità e nuovi equipaggiamenti.
Ciò che fa la differenza in Persona 5, oltre all’originalità e alla varietà del sistema dei Persona (che possono anche essere fusi tra loro, per dar vita a nuove creature) è la componente artistica: un mix di tavole e colori, che sfoggiano variazioni cromatiche e che risaltano tantissimo agli occhi più raffinati, abbinate a un comparto musicale che potremmo definire inconsueto e sopra le righe, ma che nel suo essere straniante riesce a regalare alla produzione quel qualcosa in più.
Ogni personaggio, tranne il protagonista che ne potrà controllarne diversi, possiede il proprio Persona con abilità specifiche: ognuno di essi è specializzato nelle più classiche componenti di feature ruolistiche, dagli attacchi elementali alle skill curative, fino alle semplici esecuzioni in mischia – senza contare gli attacchi a distanza o quelli speciali, che si attivano in alcune, particolari occasioni.
Parlavamo dell’estetica e del sonoro fuori dagli schemi: il tutto si completa in un comparto visivo che, dal punto di vista meramente tecnico per quanto riguarda il motore grafico, non brilla in particolar modo: il cell shading utilizzato nella realizzazione del mondo di gioco e dei personaggi non è eccelso, ma il tutto trova giustificazione in un gioco che vuol essere apposta così e che salva tutto nel concept design di ogni singolo elemento di gioco. Se a tutto questo, poi, aggiungiamo alcune sequenze video speciali realizzate in tutto e per tutto come un anime televisivo, non possiamo che lodare l’originale direzione stilistica dei ragazzi di Atlus.
Conclusioni
Persona 5 è un videogioco che sarà ricordato a lungo, negli anni a venire, come un fulgido e originale esempio di titolo che unisce il cosiddetto “vecchio stile” con un’estetica artistica di assoluta qualità. Una trama mai banale, avvincente e profonda, che tocca temi importanti come la corruzione, lo stupro e i soprusi nei confronti dei più deboli si accosta a un gameplay che riesce a scrollarsi di dosso il peso degli anni che farebbe sentire un combat system a turni, amalgamandolo con feature audaci, fresche e soprattutto convincenti. Un comparto di missioni secondarie poco sviluppato non macchia un’opera maestosa in ogni sua componente e che sarà in grado di regalare fino a un centinaio di ore di gioco.
Pro
- Trama profonda
- Estetica e sonoro deliziosi
- Combat System a turni mai banale
Contro
- Grafica, dal punto di vista puramente tecnico, non eccelsa
- Missioni secondarie ripetitive
VOTO FINALE – 9/10