600 euro netti al mese, più buoni pasto per un ingegnere. Io avrei accettato l’offerrta. Chi si offende per questa proposta non ha voglia di lavorare. Io questo stage l’avrei fatto volentieri. Un’azienda di Grugliasco cerca un ingegnere plurilingue, disponibile a viaggiare all’estero meglio se reduce da un’esperienza Erasmus. Per i sei mesi di durata dello stage l’offerta agli aspiranti candidati è di seicento euro netti mensili ai quali aggiungere i buoni pasto ( leggi di più).
Ritengo che per uno stage questa offerta sia dignitosa. L’azienda di Grugliasco offre un’importante opportunità d’inserimento professionale ad un giovane ingegnere che abbia voglia di cominciare a cimentarsi nell’ostico mondo del lavoro. Seicento euro al mese non sono tanti, ma per un giovane che svolga uno stage sono un compenso dignitoso considerando l’opportunità professionale offerta e l’investimento che l’azienda deve svolgere per formare il giovane ingegnere civile.
Un neo laureato in ingegneria non è capace probabilmente neanche di fare la lettera o con il bicchiere. Lo stage serve appunto a trasformare il sapere teorico appreso in ateneo in sapere pratico da finalizzare allo sviluppo di un’azienda. E’ giusto quindi che la retribuzione minima sia commisurata alle abilità ancora tutte da far emergere nel neo assunto.
E’ la consueta ipocrisia italiana. Piuttosto che punire le aziende che per gli stage non riconoscono nessun compenso, s’infierisce contro un’azienda che lo stage vuole pagarlo in modo chiaro e trasparente. E’ logico che le retribuzioni crescano di pari passo con la crescita delle competenze aziendali e del contributo che il neo assunto fornisce all’azienda che gli ha dato fiducia investendo sulle sue capacità ancora teoriche. E’ la stessa logica perversa di chi invece di stroncarne gli abusi ha contribuito ad eliminare gli strumenti di remunerazione del lavoro temporaneo ed occasionale. Il lavoro è poco in questo difficile momento economico, ma forse c’è anche poca voglia di lavorare.
Lei ha scritto questo articolo in quanto rappresentante di optima italia, chiaramente. Da qui si percepisce la visione della maggioranza delle aziende italiane. Le vostre intenzioni sono quelle di sfruttare i giovani sottopagandoli. Inoltre nella maggioranza degli annunci di stage si richiede già esperienza in quel che si dovrà fare, dico io ma quanto siete stupidi? Se nessuno fa fare pratica prima attraverso uno stage come pretendete che a fare uno stage venga una persona già formata? Lei ha scritto un articolo assurdo, col quale nemmeno l’azienda per cui lavora ne esce bene, poichè appoggia chiaramente l’idea di quell’azienda (se tale deve essere definita). Non ho mai insultato nessun attraverso internet perchè non sono quel genere di persona, ma devo dire che questa volta faccio davvero fatica a trattenermi, per questo non sprecherò ulteriore tempo a commentare questo stupido articolo.
Ci sono dei punti da sottolineare: lo stage non è un rapporto di lavoro bensì un percorso formativo, pertanto non dà diritto ai contributi. Le aziende sono obbligate per legge a pagare uno stage; il lavoro non pagato si chiama schiavismo. Lo stage, in quanto formativo, implica che non si debbano aver avuto esperienze precedenti similari.
Sebbene sia una forma di inserimento al lavoro, l’utilizzo italiano di tale forma è ormai di sfruttamento a causa delle normative purtroppo lacunose.
Concordo con Rossana Lombardi, questo articolo non ha basi.
La parola “stage” non compare da nessuna parte.
Si tratta di un puro e semplice contratto a tempo determinato per il quale sono oltretutto richieste precedenti esperienze di lavoro all’estero, altro che stage. Per fare un esempio pratico, nell’industria metalmeccanica, per quel tipo di incarico un neolaureato ha diritto ad un inquadramento iniziale almeno di impiegato di 5º livello , con uno stipendio netto doppio di quello promesso.
Questo articolo è basato sul nulla.