Fast & Furious 8 è arrivato e se ne sono accorti tutti. Il lancio del nuovo episodio del franchise (titolo originale The Fate of the Furious) ha fatto più rumore dei motori rombanti della auto truccatissime su cui sfrecciano Dominic Toretto e compagni. Il film ha ottenuto il record mondiale d’incassi al primo weekend: 532 milioni di dollari, persino meglio di Star Wars: Il risveglio della forza. A trainarlo è stato non tanto il mercato statunitense – dove comunque si è raggiunta una ragguardevole cifra intorno ai cento milioni -, ma quello cinese, dove sono stati sfiorati i 200 milioni (192,1 per la precisione).
E ancora una volta ci si chiede come sia stato possibile per una serie nata in sordina nel 2001, trasformarsi in un fenomeno planetario, capace fino all’episodio 7 di totalizzare introiti per 3,9 miliardi di dollari. Ciò che sorprende è anche la curva di crescita costante del fenomeno: perché già prima dell’exploit di Fast & Furious 8, la settima puntata era riuscita, prima nella storia del franchise, ad entrare nell’esclusivo club dei film con più di 1 miliardo di incassi (1,5 circa totali).
Nonostante il successo, però, si sollevano voci, ultima quella dell’autorevole firma di Variety Brent Lang, che suggeriscono agli autori di Fast & Furious di cominciare ad accarezzare l’idea di chiudere la serie. Perché, a suo dire, sotto la superficie luccicante, ci sono segnali di cui preoccuparsi: le recensioni negative, il lievitare dei costi produttivi, il conseguente assottigliarsi degli introiti, anche perché dei soldi guadagnati in Cina nella casse dei produttori arriva solo il 25%.
Altri scricchioli giungono dal cast: perché sebbene la serie insista fino alla nausea sul valore della “famiglia”, pare che i rapporti tra Vin Diesel e Dwayne Johnson siano decisamente turbolenti. Sembra che sia stato lo Diesel, anche produttore del film, a chiedere di eliminare una scena girata a sua insaputa con Johnson e Jason Statham, pensata per i titoli di coda di Fast & Furious 8.
In verità Vin Diesel, che sta smorzando le polemiche, già dopo l’episodio 7 aveva annunciato una nuova trilogia che dovrebbe farci compagnia fino al 2021, di cui Fast & Furious 8 è solo la prima parte. Ed è improbabile, visti i risultati, che accada altrimenti. Certo, l’ottavo episodio non brilla per originalità narrativa e sconta, rispetto al precedente, l’assenza di un elemento trainante come la grande ondata emotiva per la morte di Paul Walker, che rese quel film un commiato sincero e commovente.
Fast & Furious 8 sembra ormai una puntata d’una serie supereroistica, con i protagonisti infrangibili capaci di saltare giù da un auto in corsa a 300 all’ora senza farsi un graffio, passando, come in un James Bond movie, da una location internazionale all’altra (da Cuba all’Islanda). Quello che potrebbe smarrirsi, col susseguirsi di avventure sempre più roboanti, è l’ispirazione di fondo della serie. Per questo gli sceneggiatori, in un franchise il cui valore di fondo è la forza granitica della famiglia, hanno incentrato Fast & Furious 8 sul tema del tradimento, addirittura da parte del leader Toretto, sedotto (o forse no?) da un nuovo arcinemico interpretato da Charlize Theron.
La presenza dell’attrice sudafricana segna un altro elemento di novità: perché con lei, e con Helen Mirren, altra presenza di lusso, Fast & Furious, il franchise dei manovali della recitazione – sia detto senza offesa alcuna – si apre alla serie A di due star premio Oscar. Il che può essere spia d’una promozione ulteriore della serie. Però: non è che tutto questo ne stia snaturando l’identità? Siamo certi, insomma, che i fan resteranno fedeli ai loro eroi se continuano a cambiare così velocemente pelle? Forse ha ragione Brent Lang: sotto il rombo dei motori di Fast & Furious 8 e del suo record mondiale d’incassi al primo weekend, c’è un rumore di fondo per ora quasi impercettibile, come lo scricchiolio d’una crepa che si sta aprendo. E che potrebbe allargarsi.