Tratto dal bestseller omonimo di M.L. Stedman, La luce sugli oceani esce nei cinema italiani molti mesi dopo il suo passaggio in concorso al festival di Venezia del 2016, dove era stato accolto molto severamente dalla critica. La firma del regista quarantenne Derek Cianfrance sulla carta faceva ben sperare, perché con Blue Valentine (2010), aveva girato uno dei più bei ritratti di coppia del cinema recente, con sentimenti di persone normali descritti in maniera autentica e toccante (anche grazie agli interpreti Ryan Gosling e Michelle Williams).
La luce sugli oceani invece è un melodramma rétro, con i divi Michael Fassbender e Alicia Vikander a trainarlo. I quali, avendo trasferito la loro storia d’amore dal set alla realtà, hanno regalato al film una straordinaria occasione pubblicitaria supplementare.
Tom (Fassbender) è un reduce tornato in Australia alla fine Prima guerra mondiale, la tristezza nello sguardo per gli orrori vissuti, una voglia di solitudine per ritrovare se stesso. Perciò accetta il lavoro di guardiano del faro nella sperduta isola di Janus Rock (le location sono quelle, incantevoli, di Nuova Zelanda e Tasmania).
Appena giunto a destinazione, Tom conosce Isabel (Vikander), che lo conquista con la sua vitalità e intraprendenza. Si sposano e vivono felici nella loro solitudine perfetta. Purtroppo non riescono ad avere un figlio: Isabel ha due aborti spontanei, che mettono a dura prova il loro idillio. Fino a quando dal mare non giunge una scialuppa alla deriva, con a bordo un uomo senza vita e una bimba appena nata. La coppia prende una decisione istintiva, dettata tanto dall’amore che dall’egoismo di coronare finalmente con una creatura la loro unione. Dànno sepoltura all’uomo e tengono la bambina, presentandola a tutti come loro figlia. La cosa funziona finché non compare Hannah (Rachel Weisz), che ha perduto marito e figlia in una tragedia e sostiene di essere la madre della bimba. Che fare a questo punto?
La luce sugli oceani è una grande storia amore che si trasforma in un grande dramma morale. Ma basta ripercorrere gli snodi fondamentali della vicenda per comprenderne l’inverosimiglianza melodrammatica, cui è difficile restituire un alito d’autenticità. Il guardiano del faro triste, la maternità spezzata d’una giovane bella e ingenua, una bimba trovatella: il film accumula troppi cliché da romanzo d’appendice, appesantiti dalla regia di Cianfrance, che invece di lavorare di sottrazione enfatizza le emozioni attraverso lo scontato romanticismo di un’ambientazione tutta mari in tempesta, vallate, scogliere e morbide luci al tramonto.
La luce sugli oceani scolpisce personaggi e sentimenti da vecchio film hollywoodiano, con i divi Michael Fassbender e Alicia Vikander sempre impeccabilmente in primo piano. Il racconto procede meccanico, semplicistico: lo spettatore è accompagnato per mano, tenuto sempre al corrente tanto di quel che accade quanto dei pensieri dei protagonisti. Non ci sono mai sfumature, ambiguità, incertezze. Solo tante lacrime da mélo. Per questo La luce sugli oceani lo consiglieremmo solo a uno spettatore desideroso, per una volta, di commuoversi con un dramma d’altri tempi, tenero e anacronistico.