Attenzione: contiene spoiler sulla trama di Sherlock 4×03.
Esiste una distinzione tra Chiesa e Stato anche per quel che riguarda le serie tv: nel parlare di un episodio si devono sempre separare le emozioni che suscita dalla scrittura che lo anima. Scrivere di Sherlock 4×03 “The Final Problem” è difficile proprio per questo: Chiesa e Stato in questo caso litigano fra loro, e fanno del loro meglio per confondere le idee riguardo cosa si pensa di quest’ora e mezza.
Dal punto di vista delle emozioni, c’è poco da obiettare: il cuore dell’episodio è un climax di angoscia che i tre protagonisti, Sherlock e Mycroft Holmes e John Watson, riescono a trasmetterci trasportandoci di fatto a Sherrinford con loro. L’ansia, la sensazione di impotenza e la frustrazione provate di fronte alle prove ideate dalla folle Eurus sono reali: non si tratta più di fare solo lo spettatore, ma di essere lì in quel momento. La stessa genuinità di emozioni la si ritrova nel finale, che con il pretesto del DVD inciso da Mary Watson pone sapientemente la parola fine a “The Final Problem” e alle quattro stagioni che lo hanno preceduto.
Il problema sta in ciò che c’è in mezzo a questi due momenti: la risoluzione del caso è troppo frettolosa, e il rush finale verso gli ultimi secondi è eccessivamente accelerato e edulcorato. Si passa da una situazione di ansia pura e di impotenza alle due importanti rivelazioni dell’episodio e, grazie ad un semplice abbraccio dato da Sherlock a sua sorella, si arriva ad un quasi troppo scontato e “beneducato” lieto fine – niente morti, niente conseguenze gravi per nessuno, ma solo riscatto e felicità per tutti, anche per quella Eurus che per tutto l’episodio è stata una villain incredibile, ma ora finalmente può giocare con suo fratello come ha sempre desiderato.
In realtà, c’è un senso per la prevedibilità di questo finale: l’unico motivo per cui il duo Gatiss-Moffat ha partorito un simile episodio è per giustificare la nascita del “nuovo” Sherlock, un individuo più umano e meno “alieno” rispetto alla prima stagione, che poteva emergere solo tramite il confronto con la follia di Eurus e l’innegabile presenza di sentimenti per John, Mycroft e Molly. Ciò non toglie, tuttavia, che il taglio action pensato per l’episodio presupponeva forse un finale leggermente più drammatico di quelle effettivamente consegnatoci, che con la sua perfezione nel sistemare ogni tassello del puzzle al suo posto tradisce un po’ le aspettative createsi nel corso di Sherlock 4×03.
Il vero tasto dolente di “The Final Problem” è la scrittura, che al contrario di tante altre volte non è proprio perfetta: oltre alla già citata frettolosità con cui si è voluto concludere l’episodio, ci sono alcuni buchi di trama impossibili da ignorare. Perché Eurus si è finta l’amante di John? Passi la terapista, per avere informazioni su Sherlock, ma l’altra identità della minore di casa Holmes viene messa da parte senza motivo. Come ha fatto Eurus a trasportare John, Sherlock e Mycroft svenuti da Sherrinford a Musgrave Hall? Perché Eurus dovrebbe rappresentare la vendetta di Moriarty, quando i due avrebbero ideato quel folle piano, e quando Moriarty avrebbe registrato tutti i video utilizzati da Eurus durante le sue torture psicologiche ai danni dei fratelli? Ma soprattutto: perché la necessità di una vendetta da parte di qualcuno che si è suicidato convinto fino ad un secondo prima di avere in pugno il rivale, e perché Eurus dovrebbe far parte di un piano che danneggi l’unica persona della quale abbia mai desiderato l’approvazione? Diciamocelo, c’è un po’ di fanservice nel voler a tutti i costi far apparire Moriarty dopo “Le cascate di Reichenbach”: se è vero che il flashback in cui scende dall’elicottero cantando i Queen vale la visione dell’intero episodio, è vero anche che Eurus sarebbe stata un’ottima villain anche da sola e che anzi, forse avrebbe camminato meglio senza essere spalleggiata dal più ovvio dei cattivi.
Sherlock 4×03 ha molte pecche, forse anche più di “The Six Thatchers” e “The Lying Detective”. Questo non significa però che sia brutto, riuscito male o noioso: a salvarlo e a renderlo non solo godibile, ma anche uno degli episodi più memorabili della serie sono le emozioni. Rispetto al resto della serie, infatti, “The Final Problem” riesce a trasmettere tensione, ansia, dispiacere, curiosità, sollievo e, alla fine, commozione e gioia, sintomo che il finale con i “Baker Street Boys” è nel posto giusto al momento giusto. Ci si dimentica di respirare, quando si è in balìa di “The Final Problem”, e tutte le imperfezioni di cui l’episodio è pieno emergono solo a visione completa e a mente fredda: lì, in quel momento, l’unica cosa che conta è il turbinio di eventi e emozioni dal quale siamo risucchiati, e che non ci lascia in pace un secondo.
Qualcosa è cambiato dalla prima stagione di Sherlock ad ora, ma non è per forza un male: forse anche noi, come il detective di Baker Street, ora prediligiamo il lato umano degli episodi permettendo a quello cervellotico di passare in secondo piano. E va bene così.
-Eurus si è finta l’amante di John per avere un primo contatto con lui. Parlandogli ha intuito (come anche Sherlock ha fatto, anche se senza incontrarsi mai con Watson) che aveva bisogno di una psicanalista ed è diventata anche quella, il tutto per avere informazioni su Sherlock ma l’amante era il primo, necessario approccio per far breccia in Watson.
-Se Eurus è riuscita a prendere il comando di Sherrinford (magari con l’aiuto di Moriarty) e di coloro che ci lavorano immagino non sia stato difficile servirsi di loro per trasportare Mycroft, Sherlock e John via dall’isola.
-Eurus, più che la vendetta di Moriarty, era il Piano B. I due potrebbero aver iniziato a collaborare durante i “5 minuti di conversazione non registrata” per controllare Sherrinford, dopodiché dominando la struttura non sarebbe stato difficile tenersi in contatto più spesso.
-Moriarty ha presumibilmente registrato i micro video che lei usa tra il momento in cui si sono incontrati e quello in cui è morto, che potrebbe voler dire qualche mese abbondante.
-Moriarty era sì convinto di avere la meglio su Sherlock ma l’opzione più probabile è che, non sottovalutandolo, abbia trovato un modo di sfidarlo e tormentarlo anche se avesse perso. Se avesse vinto, bene, altrimenti c’era Eurus.
-Eurus fa parte del piano per annientare Sherlock immagino principalmente per ripagarlo del passato, durante il quale lei non è mai emersa nella vita di lui in maniera significativa, tutt’altro. Il fatto che contemporaneamente a lei servisse la sua approvazione o il suo riconoscimento potrebbe essere riconducibile alla sua psicopatia o a un disturbo della personalità.
Chi ha scritto questa recensione dovrebbe rivedere l’episodio perchè alcune cose non le ha capite