Con l’entusiasmo delle grandi occasioni, Daniele Silvestri a Roma ha accolto il pubblico del suo show La mia casa tornato ad ascoltarlo dopo l’annullamento del concerto del 28 dicembre, a causa di una brutta laringite.
Il cantautore romano si è ripreso perfettamente da quell’infiammazione che lo aveva messo a rischio di un’operazione chirurgica prima di Capodanno e che oggi sembra un lontano di ricordo.
Con la sua band, i suoi “musici”, Daniele Silvestri ha intrattenuto il pubblico arrivato da tutta Italia al’Auditorium Parco della Musica, nella sala Santa Cecilia gremita in ogni ordine di posto lunedì 9 gennaio, per recuperare il precedente evento cancellato. E si è presentato sul palco spiegando di voler riannodare i fili con quel mini-show del 28 dicembre in cui aveva realizzato solo 4 brani con l’aiuto del pubblico. Per farsi perdonare, ha stilato forse la sua scaletta più ricca: “Non ne ho mai realizzata una così lunga, fatemi sapere quando non ne potete più” ha annunciato in apertura del concerto, promettendo che sarebbe durato più del previsto.
E in effetti il risultato è stato impressionante: più di tre ore di concerto, quasi senza pause, per passare dai primissimi brani della sua discografia (i suoi “esperimenti di protorap, che poi erano più delle filastrocche“) fino agli ultimi del progetto Acrobati, che ha segnato il suo ritorno discografico e live nel 2016. Il doppio show La mia casa è proprio un modo per chiudere un’annata speciale, dopo l’Acrobati Tour nei teatri e nelle arene all’aperto dello scorso anno. E chissà, magari anche un ponte verso progetti futuri.
La massiccia scaletta si apre proprio sulle note de La mia casa, primo brano della tracklist di Acrobati, per poi proseguire con il singolo apripista Quali alibi, con cui Silvestri si diverte ad inscenare un’interrogazione a sorpresa al pubblico sul ritornello scioglilingua.
Da grandi classici come Le cose in comune o Kunta Kinte, Monetine o Il Flamenco nella doccia, passando per i nuovi brani come Acrobati (realizzata chitarra e voce tra il pubblico) e La mia routine, ogni canzone racconta una storia e ogni storia è un messaggio, come quando la sala si unisce nell’omaggio al Movimento delle Agende Rosse di Salvatore Borsellino sulle note de L’appello o quando sostiene la battaglia per il riconoscimento della Lingua dei Segni come lingua ufficiale con A bocca chiusa, con la partecipazione sul palco di Renato Vicini, l’interprete LIS che è al fianco di Silvestri ormai dai tempi della presentazione del brano a Sanremo 2013.
Il pubblico esplode di gioia sulle note di Salirò e de La Paranza, ritrova in forma acustica grandi classici come Occhi da orientale o al pianoforte vere e proprie chicche come Dietro voglio stare, infine urla a squarciagola l’inno del fanclub, Testardo, con gran soddisfazione del “Presidente” Silvestri.
Il gran finale è intimo e raccolto sulle note di Alla fine, che idealmente chiude l’album e il concerto. Non c’è stato spazio per Cohiba, prevista come extra al termine della scaletta e richiesta a gran voce in sala, ma che non ha trovato posto sul palco dopo la lunga cavalcata dal vivo che aveva nell’ultimo brano di Acrobati il suo finale perfetto già scritto.