Ci siamo presi tutto il tempo del mondo per analizzare una creatura – è proprio il caso di utilizzare questo termine – così complessa e raffinata come The Last Guardian. Un titolo indissolubilmente legato al nome di Fumito Ueda, storico game designer considerato una delle ultime personalità di spicco (uno degli ultimi autori, anzi) in un’industria videoludica che necessita sempre di più il lavoro di una grande azienda dietro le quinte per presentare sugli scaffali un prodotto che possa essere definito “Tripla A”.
Ueda è ricordato per aver creato piccole perle del passato videoludico come Ico e Shadow of the Colossus, titoli che fanno sentire tantissimo il peso della loro influenza su The Last Guardian, uscito il 7 dicembre in Italia in esclusiva PS4. Come se la cava quest’avventura così particolare in una generazione tecnologicamente molto più avanzata e diversificata rispetto ai suoi due predecessori spirituali? Com’è stato il ritorno sulla scena di Fumito Ueda dopo più di dieci anni dalle sue ultime produzioni e dopo oltre 7 anni di sviluppo per questo The Last Guardian? Armiamoci di pazienza – ne abbiamo avuto bisogno – e saltiamo in groppa a Trico nella nostra recensione.
TRAMA – VOTO 9
The Last Guardian ci catapulta in una storia raccontata dal protagonista adulto, molti anni più avanti rispetto all’avventura che ci apprestiamo a vivere. Ci sveglieremo, infatti, nei panni di un ragazzino in una grotta abbandonata, con dei strani segni sul corpo e una bestia immensa, incatenata e ferita, a pochi metri da noi. È così che facciamo la conoscenza di Trico, una colossale creatura che ricorda vagamente un grifone e un misto tra diversi tipi di animale (un po’ cane, un po’ gatto, ma anche un po’ capra e uccello). Passata la diffidenza iniziale di Trico nei nostri confronti, dopo aver cercato di curarlo e accudirlo inizia l’avventura vera e propria. L’epopea del ragazzo che impersoniamo sarà tutta costruita nel suo rapporto con Trico, in costante crescendo dall’inizio alla fine. The Last Guardian è una meravigliosa e genuina storia di amicizia e fiducia reciproca tra due mondi apparentemente lontanissimi e in aperto contrasto, nella quale il centro catalizzatore di ogni risvolto è sempre la bestia e il modo in cui, a poco a poco, riesce ad affezionarsi al piccolo umano.
L’avventura dei due strambi amici si svolge nel Nido, una valle abbandonata e irraggiungibile che nasconde un oscuro segreto e dalla quale il protagonista, con l’ausilio delle colossali abilità di Trico, cerca di scappare per tornare alla civiltà. Il tutto in un vortice di eventi che, fino alla parte finale del gioco, non è per niente chiaro al giocatore. Soltanto in prossimità dell’epilogo la verità appare chiara e lampante, perché in fondo è questo il significato di The Last Guardian: il lavoro di Fumito Ueda nei confronti del giocatore si pone esattamente come Trico con il protagonista, inizialmente diffidente e ostico da assimilare ma poi – previa una crescente fiducia reciproca – sempre più affiatato.
Il tutto fino allo struggente, emozionante (e per certi versi ansiogeno) finale, di cui non vi sveleremo nulla per non rovinare la magia di vivere una storia così candida e pura, quella tra due semplici amici che diventano inseparabili oltre ogni tempo e convenzione. La storia ideale da guardare e vivere a Natale, dunque The Last Guardian è uno dei titoli che più vi consigliamo di giocare sotto l’albero in queste feste.
GAMEPLAY – VOTO 7.5
Giocare The Last Guardian è stata un’esperienza piuttosto longeva e costellata di continui odi et amo. Il titolo, dal punto di vista visivo, si rapporta egregiamente alla tecnologia di nuova generazione ma dal punto di vista tecnico sembra ancorato ai suoi padri spirituali che videro la luce sulla Playstation 2. Probabile che il team di sviluppo, sotto la sapiente direzione di Fumito Ueda, abbia optato volontariamente per un gameplay dalle feature così macchinose e a tratti snervanti, nel cercare di saltare da un appiglio all’altro e risolvere puzzle vari con evidenti limitazioni di movimento o con un sistema di visuali e telecamera letteralmente da capogiro e ai limiti dello snervante. Un chiaro tentativo di approcciarsi a una nuova generazione nel segno di una tradizione dal sapore romantico e autoriale.
Perché, se dovessimo descrivere The Last Guardian in un termine, autoriale è decisamente quello più consono per coglierne l’essenza. Se esiste un cinema d’autore è giusto che esista anche un videogioco d’autore, una tendenza che come detto è in calo in questa industria e che vede in pochissime personalità di spicco – quali Fumito Ueda o Hideo Kojima – i baluardi di una concezione del videogioco innanzitutto in senso artistico ancora prima che commerciale o puramente ludico. Per fortuna il mercato indie di questo 2016 che volge al termine ci ha regalato tante piccole perle (dal videogioco indie dell’anno Inside allo splendido Abzu, ma non solo) e The Last Guardian, pur essendo una produzione economicamente più grande di questi esempi, rimarca il concetto affermandosi come l’ultimo di una serie di pochi rappresentanti che credono nel videogioco come vera e propria forma d’arte.
Ci si chiede sempre se di fronte a produzioni come queste si debba seguire il cuore o la ragione: nel dare il nostro voto al gameplay di The Last Guardian abbiamo seguito un po’ entrambe, premiando l’originalità e il valore artistico dell’idea, ben consci tuttavia dei limiti tecnici e delle meccaniche eccessivamente legnose per un titolo PS4.
GRAFICA E SONORO – VOTO 8
Pur non eccellendo nei modelli dei personaggi umani, The Last Guardian regala un comparto visivo di enorme impatto grazie agli effetti particellari creati dal gioco luci/ombre, alla resa cromatica degli ambienti naturali e al fascino mistico delle rovine abbandonate di cui è composto il Nido. Senza contare ovviamente la vera star dal punto di vista estetico del titolo: la realizzazione di Trico, nel suo emulare alcune delle specie più blasonate di animali realmente esistenti, è stata curata nei minimi particolari.
Stento a ricordare, a memoria, un videogioco nel quale il comportamento animale è reso in maniera così realistica, spontanea e genuina. I movimenti e il carattere, soprattutto, di Trico si adattano nel corso della storia e avere a che fare con la colossale creatura sarà esattamente come rapportarsi a un enorme mix tra un cane, un gatto e un uccello. A ciò si aggiungono arrangiamenti musicali che compongono la colonna sonora e che si presentano nei momenti clou dell’avventura con criterio e senza mai sbagliare un colpo; sul doppiaggio non possiamo esprimerci, poiché il gioco è doppiato in una lingua orientale semi-sconosciuta con gli opportuni sottotitoli in italiano.
PREZZO
The Last Guardian è disponibile a un prezzo base sul Playstation Store di €59,99. Presso alcuni rivenditori in negozio, come Gamestop, il titolo è venduto al prezzo di €70 circa. Sempre presso Gamestop, allo stesso prezzo, troverete una versione steelbook esclusiva.
CONCLUSIONI
The Last Guardian è un’affascinante avventura ambientata in una terra lontana e senza tempo, trasposizione metaforica di una filosofia di produzione incentrata più sul lato artistico che su quello commerciale – e un titolo come quello di Fumito Ueda, che è atteso sul mercato da quasi 10 anni, ne è davvero la prova vivente. Una storia così toccante e spontanea, unita al valore dell’idea in sé del gameplay e soprattutto all’impatto visivo che suscita questa terra esotica e abbandonata insieme al colossale e meraviglioso Trico, riescono a far dimenticare una giocabilità tanto legnosa quanto snervante e quasi non consona a un prodotto di ultima generazione. Nell’eterna lotta tra cuore e ragione, però, mai questa volta vince il cuore.
Pro
- Una storia di amicizia tra un ragazzo e il “suo” Trico
- L’impatto visivo ha un fascino d’altri tempi
- Trico
Contro
- Gameplay macchinoso e snervante
- Graficamente gli umani stonano sul resto
VOTO FINALE – 8