In quella che è stata ribattezzata la guerra dei cinepanettoni arriva Poveri ma ricchi, il film di Natale di Fausto Brizzi con Christian De Sica mattatore. Una pellicola che, a essere precisi, cinepanettone non è.
Poveri ma ricchi è il remake di un film francese del 2011, Les Touche (un milione e mezzo di spettatori in patria), su una famiglia di poveracci che vince la lotteria. Nel riadattamento i Touche diventano Tucci, famigliola burina d’un paesino laziale, padre mozzarellaro (Christian De Sica), moglie casalinga fissata per le pulizie (Lucia Ocone), due figli (maschietto inspiegabilmente colto), nonna (Anna Mazzamauro) e cognato eternamente disoccupato (Enrico Brignano) a carico.
Il presupposto di Poveri ma ricchi è che, vista la crisi, l’unico modo rimasto per arricchirsi è la lotteria, come i Tucci che fanno un botto da cento milioni. Quindi il modello cui guarda Fausto Brizzi non può essere quello dei film anni Ottanta, epoca di ambizioni e opportunità, che celebravano il rampatismo yuppie; e volge invece lo sguardo alla vecchia commedia di costume, di quando gli italiani erano poveri e sognavano il colpaccio. Un filone cinematografico che rimonta fino agli anni Trenta, dai tempi di Darò un milione (guarda caso, con Vittorio De Sica), ma che ogni tanto riemerge, come in un vecchio film con Montesano cui Brizzi potrebbe aver dato un’occhiata, Tutti possono arricchire tranne i poveri, da cui riprende anche la protagonista Anna Mazzamauro.
I Tucci, una volta scoperti, abbandonano l’angusto paesello e si trasferiscono a Milano. Così Poveri ma ricchi vira sul confronto tra una famiglia socialmente impresentabile ma di buon cuore e il sofisticato e molto classista ambiente altoborghese meneghino. Ma la comicità di Poveri ma ricchi, pur inanellando le gaffes dei parvenus arricchiti, sconfina raramente nel trash e ritrova, giocando sui contrasti tra caratteri, certe situazioni da vecchia commedia italiana, come la sequenza della mostra d’arte contemporanea, che fa immediatamente pensare alle vacanze intelligenti dell’impagabile coppia Alberto Sordi-Anna Longhi.
Alcune gag sono indovinate: il bancomat installato in salotto, oppure Al Bano ingaggiato come regalo per l’anniversario di matrimonio, che Lucia Ocone tiene chiuso nello stanzino per usarlo a piacimento. Trovate che virano sul grottesco, evitando effettacci grevi. Anche per questo Brizzi punta molto sulla vicenda parallela di Brignano, che a Milano trova l’amore ma deve fingersi povero. Così Poveri ma ricchi diventa una tipica commedia degli equivoci, però in salsa molto sentimentale, come è nelle corde del regista.
Insomma, vista anche l’origine transalpina della storia, dell’aggressività sanguigna da cinepanettone il film ha poco, la cornice di partenza, qualche doppio senso evitabile. Chissà se Fausto Brizzi e Christian De Sica riusciranno a farsi spazio con Poveri ma ricchi in questo affollatissimo Natale. Certo è che, qualora avessero successo, saprebbero già cosa fare. Quest’anno in Francia Les Touche 2, con la famiglia formato esportazione in America, ha fatto sfracelli, quattro milioni e mezzo di spettatori. E un Vacanze in America, al cinema italiano, non lo si nega mai.