Tutti lo conoscono come Robb Stark o Cosimo De’ Medici, ma in pochi sanno che tra i primi ruoli di spicco di Richard Madden c’è stato quello di Romeo in Romeo e Giulietta, in una produzione della Royal Scottish Academy of Music and Drama andata in scena al Globe Theatre di Londra. Dopo quasi dieci anni, Richard è tornato a vestire i panni dello shakesperiano Montecchi per Romeo e Giulietta di Kenneth Branagh, al fianco dell’attrice britannica Lily James: qualcosa, però, sembra essere andato storto, perché Madden non è riuscito a rendere giustizia al ruolo a cui deve tanto.
La versione cinematografica di Romeo e Giulietta della Kenneth Branagh Company, registrata al Garrick Theatre di Londra, è stata portata nei cinema italiani da Nexo Digital per una proiezione evento martedì 29 e mercoledì 30 novembre 2016. L’impatto non è dei più tradizionali: una volta seduti sulle poltrone del proprio cinema preferito, si viene accolti da un’analisi sugli adolescenti del giorno d’oggi, seguita da una spiegazione di Kenneth Branagh in persona riguardo alcune scelte di regia – spiegazione decisamente utile, soprattutto per non rimanere spiazzati nell’approccio relativamente nuovo a quella che è una delle tragedie del Bardo più famose e rappresentate del mondo.
Il setting è senza dubbio la parte più interessante di questa versione di Romeo e Giulietta: pur con un tocco anni ’50, che si manifesta soprattutto nell’abbigliamento dei personaggi e che viene enfatizzato dalla scelta di proporre lo spettacolo in bianco e nero, la Verona di Kenneth Branagh è tanto estemporanea quanto quella che Shakespeare aveva immaginato nel XVI secolo; un luogo davvero esistente, eppure per nulla reale. La più radicale modifica apportata da Branagh è però l’età di Mercuzio, ispirato – come raccontato dallo stesso regista all’inizio della proiezione – all’immagine di un Oscar Wilde al suo ultimo mese di vita in un bar parigino. Da giovane e spensierato amico di Romeo, nella versione di Branagh è un anziano, saggio ma goliardico confidente del giovane Montecchi, interpretato da un magistrale Derek Jacobi: per quanto strana ad un primo impatto, la scelta funziona perfettamente, sposandosi alla perfezione anche con la scelta di mantenere lo script originale.
Proprio questa è la missione riuscita di questa rappresentazione: non tradire la scrittura originale di Shakespeare, e allo stesso tempo dare un tono di leggerezza e spensieratezza a quello che, tutto sommato, è il primo amore di due ragazzi appena quattordicenni. Uno dei difetti principali delle rappresentazioni di Romeo e Giulietta è infatti quello di tralasciare l’aspetto gioioso dell’amore dei due protagonisti, concentrandosi solo ed esclusivamente sulla tragicità degli eventi che seguono: Branagh, come testimoniano anche le numerose frasi in italiano aggiunte per dare credibilità alla scena, è troppo attento ai dettagli per permettere che ciò accada.
La chimica tra Richard Madden e Lily James, già colleghi di set nel remake in live action di Cenerentola, c’è e si vede, soprattutto nella celeberrima scena del balcone: i due sono stati in grado di rendere giustizia all’atmosfera provocata da un amore appena sbocciato, e di renderla assolutamente credibile e fresca pur nella sua fama ed immortalità.
Il tasto dolente di questa versione di Romeo e Giulietta è senza dubbio il protagonista, Richard Madden, che risulta troppo “televisivo” in un ambito, quello teatrale, dove il linguaggio del corpo dovrebbe essere padrone. La sua non è una performance scadente, ma piuttosto definibile “accademica”: Madden non riesce ad andare oltre la battuta recitata a regola d’arte – non sempre ben scandita – e non riesce ad emozionare laddove la scena si fa densa, cosa che invece riesce egregiamente alla compagna di palco Lily James. È lei infatti a catalizzare completamente l’attenzione, grazie alla sua intonazione sempre appropriata e ai suoi movimenti esagerati, ma mai falsi o eccessivamente artefatti.
Richard Madden certamente sfigura di fronte ad una simile capacità di interpretazione, ma non fa assolutamente nulla per tenere il passo della sua Giulietta: e così, quando lei vedendolo morto ai suoi piedi dà luogo ad una disperazione palpabile e reale, lui si limita a recitare la propria parte di copione, con un’espressività appena accennata che poteva essere colta solo dalle telecamere che riprendevano lo spettacolo. Sebbene quindi, in apertura della rappresentazione, Kenneth Branagh si fosse premurato di avvertire il suo pubblico di un infortunio riportato da Madden, che non gli avrebbe permesso di recitare al massimo delle sue possibilità, non esistono scusanti per un così poco trasporto – o almeno questo è quanto è sembrato – nei confronti di un ruolo famoso ed importante come quello di Romeo.