Al via i Paralympics Games Rio 2016. Spenta la fiamma dei Giochi Olimpici per atleti “normali”, si riaccende il fuoco d’Olimpia per gli atleti disabili. Ma dopo le prime gare questa definizione “disabile” appare subito inadeguata. I protagonisti dei Paralympics Games sono atleti normali, anzi normalissimi; in alcuni casi riescono ad ottenere risultati che nelle Olimpiadi per normodotati varrebbero il podio e talvolta la medaglia d’oro. E giustamente non ci stanno ad esser considerati un fenomeno da baraccone.
I Paralympics Games si svolgono negli stessi impianti che hanno ospitato le Olimpiadi “normali”. Vediamo corridori privi di una o due gambe, tiratori con l’arco senza braccia, calciatori ciechi ed ipovedenti, ciclisti senza gambe come Alex Zanardi uno dei testimonial più conosciuti ed apprezzati di questo straordinario movimento sportivo, sociale e culturale. Alex Zanardi era un eccellente pilota di Formula 1. Un terribile incidente l’ha privato delle gambe ma non della voglia di esser protagonista della propria vita. E’ diventato un apprezzato autore e conduttore televisivo. Ed in pista, stavolta con la bici, miete allori olimpici e mondiali.
Le 4300 storie, tanti gli atleti in lizza ai Paralympics Games Rio 2016, sono tutte storie di coraggio. Lo sport aiuta a superare gli ostacoli, anche i più tremendi, della vita. Non esistono limiti che la forza di volontà non possa superare naturalmente con strumenti e tecnologie adeguate come nel caso di atleti tetraplegici che riescono a giocare a bocce muovendo la testa. I Paralympics Games ci rendono uomini e donne migliori rimodulando la nostra scala di valori nei quali la salute viene data per scontata e viene dopo case lussuose, auto potenti, telefonini ipertecnologici; rendono accessibili le nostre città dove spesso anche i “normali” sono handicappati da inaccettabili barriere architettoniche; sono uno sberleffo agli strapagati “atleti” del calcio il cui pensiero principale è il taglio o il colore dei capelli.