La Società Sportiva Calcio Napoli festeggia oggi il novantesimo compleanno. Ed io invidio i tifosi del Napoli e tutti i tifosi in genere. Lavoro professionalmente nel calcio da una vita ed invidio i tifosi di calcio capaci di ogni follia per la propria squadra del cuore. Ed i tifosi del Napoli tra i folli sono tra i più meravigliosi.
Invidio chi, come i tifosi del Napoli, riesce ad indignarsi per “il tradimento” di Higuain che da professionista non ha fatto altro che migliorare le proprie condizioni economiche contrattuali. Invidio i tifosi del Napoli capaci di lunghe ore d’attesa sotto il sole e nella calca per strappare un sorriso, autografi e selfie sono molto più difficili da ottenere, ai loro idoli che talvolta non li degnano neanche di uno sguardo.
Invidio i tifosi del Napoli capaci d’inventare coreografie meravigliose, elaborare complessi masterplan, discettare di strategie finanziarie. Invidio i tifosi del Napoli capaci di non dormire per la tensione prima di una partita, anche la più banale; di piangere di gioia, di soffrire fin nell’anima per una sconfitta; di distrarsi dalle tragedie della vita parlando di Cavani come mi è accaduto qualche tempo orsono con il papà di un bambino gravemente malato.
Li invidio perchè mi piace il calcio ma non sono un tifoso. Del calcio apprezzo il gesto tecnico ed estetico, la bravura dei campioni, l’atmosfera dello stadio ma proprio il tifo non mi prende. Certo mi commuovono le grandi imprese come il primo scudetto del Napoli firmato Maradona ma mai mi sognerei di collegare una vittoria o una sconfitta sportiva al riscatto morale, economico, culturale di una comunità. Il calcio è vita, ma la vita è cosa diversa dal calcio.
Il calcio, anche il Napoli dunque, è per me un ludus meraviglioso che mi emoziona ma non più di una bella esecuzione della “Traviata” o della visione di un quadro di Caravaggio. Perciò invidio i tifosi che riescono a mantenere questo spirito fanciullo ed ingenuo, che s’illudono di aver stretto un patto d’amore a vita con l’atleta che dopo una rete bacia la maglia o corre sotto la curva. Per me quello è uno spettacolo emozionante ma nulla più di un do di petto o una pennellata d’autore e mi sento – non essendo tifoso – di esser monco di qualche cosa in termini di umanità. Mi congratulo per questa meravigliosa ingenuità, questa “sospensione dell’incredubilità” che ti permette di sopportare la vista anche dei brocchi peggiori e superare le umiliazioni più tristi. Lunga vita al Napoli e tanta felicità ai suoi tifosi che sono la parte più sana di un calcio troppe volte corrotto e mercenario.