Arriva il ministro dell’istruzione Stefania Giannini al Giffoni Film Festival. E non potrebbe esserci presenza istituzionale più indicata per una manifestazione espressamente pensata per i giovani, piena di momenti di formazione e confronto tra artisti e ragazzi.
Le prime dichiarazioni del ministro Giannini sono proprio per il Giffoni Film Festival: “Qui è stato piantato un semino 45 anni fa e oggi c’è una rigogliosissima foresta. E adesso tocca anche a noi, che abbiamo responsabilità di governo nel mondo dei giovani e della scuola, di raccoglierne i frutti e coltivarli”.
Si passa al tema della scuola: “Cosa deve fare la scuola per preparare i ragazzi ad affrontare il futuro? – si chiede il ministro Stefania Giannini – Oggi più che mai il futuro è pieno di incognite, anche affascinanti. Quali lavori saranno disponibili e di cosa si avrà bisogno nella società tra dieci anni? Vent’anni fa riuscivamo ancora a prevederlo, oggi non più”.
“Ci vuole una scuola aperta – dice il ministro Stefania Giannini – che faccia dell’inclusione un perno principale della sua missione educativa. La scuola è il luogo elettivo della libertà di pensiero, della possibilità di acquisire un punto di vista sul mondo. La società va dove la scuola la porta, quindi è una responsabilità gigantesca quella che abbiamo sulle nostre spalle. E iniziative come Giffoni ci aiutano tantissimo a fare quello che noi abbiamo voluto indicare con una legge, cioè aprire la scuola alla società”
Il ministro Stefania Giannini ha avuto un incontro con i ragazzi del Giffoni Film Festival: “Con loro ho parlato di alcune parole chiave, cooperazione e competizione. La scuola deve porsi esattamente nel punto di equilibrio tra una missione educativa che punta su cooperazione, inclusione, non lasciare indietro nessuno e il bisogno di restituire competitività alla società”.
Il ministro poi riflette sulla novità, introdotta dalla riforma della Buona Scuola, della chiamata diretta degli insegnanti. “Il tema della selezione dei docenti è cruciale. Si tratta di un processo innovativo che ha alla base il concorso nazionale, la selezione di cui parla la Costituzione che, ricordo, bloccata per decenni, ha condotto al precariato storico. La riforma sancisce dei punti di novità: definendo il fabbisogno delle scuole, cosa serve al singolo istituto, individuando nel preside il soggetto che si assume la responsabilità di scegliere un insegnante che possegga certe determinate caratteristiche, sulla base di criteri chiari, motivati trasparenti e annunciati. E allo stesso tempo l’insegnante sceglie dove può andare”.