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Un modello economico sempre più attuale ed utilizzato nel mondo che ci circonda. Tavola rotonda sulla sharing economy al Giffoni Film Festival con rappresentanti di aziende e startup innovative nel corso del sesto giorno della kermesse. Il tema è stato trattato nell’ambito della rassegna “Next generation” organizzata dal Giffoni Innovation Hub. La base della prossima economia dal basso è stata analizzata in tutti i suoi aspetti dai migliori player dell’innovazione italiana. Ad aprire il dibattito è stata Doris Messina, chief fintech officer di Banca Sella. Lo ha fatto partendo proprio dal punto di vista di una banca e del ruolo che la stessa può assumere in questo tipo di economia.
«Una banca deve interpretare il proprio ruolo nell’economia in maniera innovativa rispetto a ciò che è successo in passato. Rispetto alla sharing economy una banca deve essere un abilitatore. Un abilitatore rispetto a servizi o in termini di capitali. Può essere un partner e può contribuire e intervenire attraverso le competenze che possiede, in un mercato regolamentato come quello italiano, in materia di anti-riciclaggio, privacy e di compliance. Tutti elementi che facilitano ed abilitano a fare sharing economy».
È, invece, fondamentale la condivisione delle informazioni secondo Antonio Zullo, public & regulatory affairs director di Optima Italia. «In un mondo come la sharing economy, i servizi così come li offre Optima hanno più difficoltà ad essere pensati. L’economia della condivisione si applica molto bene ai servizi dedicati al mondo dei trasporti o degli alloggi mentre applicata a quelli della telecomunicazione o dell’energia fa un po’ più fatica. Non vedo grandi possibilità nel settore più propriamente energetico invece vedo più fattibili e percettibili forme di collaborazione o di condivisione delle risorse per la componente delle comunicazioni».
Sempre sul tema delle difficoltà e delle nuove sfide della sharing economy si è espresso Gianluca Ranno, Ceo e co-founder di Gnammo, il primo social eating italiano, sicuramente più propriamente legato al mondo dell’economia della condivisione. «Spesso si parla di Gnammo come una realtà che ce l’ha fatta ma non è ancora vero. Ci vogliono più persone che vengono agli eventi, anche se abbiamo tanti che ripetono l’esperienza perché ne capiscono le potenzialità. Un tema importante è la difficoltà di riuscire a coinvolgere fondi di investimento che ci aiutino a crescere. Per loro è molto rischioso farlo, perché manca una legislazione ad hoc e quindi tutto lo scenario potrebbe improvvisamente cambiare e il rischio per il fondo è troppo altro».
Il tema della regolamentazione è stato approfondito anche da Gianluca Dettori, chairman di dPixel e storico venture capital advisor. «Il tema dei regolamenti è fondamentale per un investitore, perché basta un tratto di penna deciso dal legislatore, una nuova normativa che rende tutto impossibile e tutto finisce. Il rischio per l’investitore è imponderabile. È anche una questione culturale, perché i tuoi competitor sono situati in aree come gli Stati Uniti dove la cultura è che tutto è permesso se non espressamente vietato dalla legge. Qui da noi è precisamente l’opposto. Le regole in casa nostra o sono assenti o barocche: noi abbiamo la cultura in cui tutto è vietato tranne ciò che è espressamente permesso. Ciò rende assai difficile per gli investitori intervenire. La vera regolazione poi oggi la forniscono i social. Se la tua piattaforma lavora male i social ti puniscono immediatamente». Punti di vista su cui è necessario un’immediata presa di posizione anche da parte delle istituzioni per non lasciare al palo aziende e talenti italiani.