Non solo Gomorra per Marco d’Amore, ospite insieme agli altri interpreti del cast al Giffoni Film Festival 2016 nella giornata dedicata alla serie tv. Tra teatro, cinema e televisione, il volto di Ciro l’Immortale è tutt’altro che destinato ad essere relegato al ruolo di camorrista nella serie evento di Sky.
Alla 48a edizione del Festival del cinema per ragazzi in corso a Giffoni Vallepiana, Marco d’Amore è arrivato con l’intento di portare la tua esperienza ai giovani partecipanti delle Masterclass: abbandonati per un po’ i panni di Ciro, ha presentato il film di denuncia Un posto sicuro insieme a Francesco Ghiaccio, che ne è anche regista. Per riuscire a portare nelle sale il loro lungometraggio dedicato alla strage dell’amianto nelle fabbriche Eternit, i due hanno fondato la casa di produzione Piccola società, allo scopo di superare l’ostracismo del sistema produttivo italiano che non ha troppo interesse nel raccontare e nell’approfondire temi così drammaticamente importanti.
A Giffoni però c’è stato spazio anche per Gomorra, nella giornata dedicata all’incontro dei giurati col cast. Dopo aver assistito alla masterclass dedicata a Un posto sicuro, abbiamo incontrato l’attore a margine degli eventi in Cittadella, tra Blue Carpet, conferenze stampa e il Meet the Stars con cui il pubblico ha potuto incontrare i volti della serie. Ma soprattutto c’è stato modo per i protagonisti di Gomorra di tornare bambini insieme a noi. Ecco cosa ci ha raccontato Marco D’Amore ricordando la sua infanzia, quando all’inizio degli anni Novanta le sue passioni erano il pallone e la musica classica (sapevate che ha suonato clarinetto e flauto traverso?).
Ricordando il grande maestro Massimo Troisi nel film Ricomincio da Tre, l’interprete di Ciro l’Immortale ha invitato i ragazzi di oggi ad uscire dall’ossessione degli smartphone e recuperare la dimensione del contatto fisico: “Quello che consiglio a tutti gli adolescenti è di posare i telefonini e scendere in strada: conoscetevi, toccatevi!“.
Marco D’Amore ha anche parlato del rapporto tra i giovani e il suo personaggio Ciro l’Immortale: “Imbattersi in Ciro, se non c’è il filtro di un genitore, non è la migliore delle cose: certo i ragazzini di oggi sono molto più sgamati e possono comprendere che sia un personaggio di finzione che ha a che fare con la realtà, valutarlo come esempio negativo e prenderne le distanze, sentire il desiderio di riscattare il proprio territorio facendo ben altro“.