Ultimo cantautore della vecchia scuola e primo della nuova, Cesare Cremonini è stato ospite al Festival dei Due Mondi di Spoleto, per il primo degli Incontri di Paolo Mieli. L’artista ha spiegato l’importanza di sentirsi vicini al pubblico e del ruolo che un cantautore dovrebbe assumere alla vigilia della pubblicazione di ogni nuovo disco.
Sul rapporto con il pubblico, Cremonini non sembra aver avuto dubbi, fin dalla più giovane età. “Da piccolo, non tenevo un diario segreto. Mi pareva inutile che nessuno potesse leggere i miei pensieri all’infuori di me”. E sul concetto di arte, prosegue: “Credo che l’arte abbia bisogno del pubblico per materializzarsi. Non ho mai pensato di fare l’artista senza poter ricevere l’applauso del pubblico”.
Si parla di futuro ma anche di passato, ricordando quali sono stati i versi che maggiormente hanno ispirato la carriera dell’artista. “Padre e madre è la canzone più bella che ho scritto. Quella che ancora dovrò scrivere, sono certo che parlerà di un miracolo”.
Il toccante incontro con Paolo Mieli si è concentrato sull’arte in tutte le sue forme, che Cesare Cremonini ha iniziato a praticare fin da piccolo con lo studio della musica classica. Dall’album Bagus, opera prima di Cremonini da solista, alle sofferenze per amore: il racconto dell’artista bolognese è un fiume in piena ricco di emozioni.“Io ho sofferto diverse volte per amore, ma per brevissimi periodi. Un’esperienza di queste mi ha fatto scrivere canzoni che mi hanno regalato molte soddisfazioni”.
Delle sue origini, Cremonini ama il legame con la terra, dal quale è nata l’idea dell’album Maggese. “Mia madre è la parte più allegra , mio padre quella più saggia . Ho un fratello più grande di due anni. È avvocato e ha studiato ad Harvard, ma anche lui nasconde un animo artistico che mi dispiace non abbia potuto esprimere”. Intanto, in una recente intervista al Corriere, Cremonini ha dichiarato di essere in una fase compositiva particolarmente prolifica, favorita dalla stagione estiva:
“È il periodo in cui compongo. Di solito i dischi escono in primavera. In autunno-inverno si perfezionano. Ma io pur facendo un mestiere da cicala ho un carattere da formica, non mi piace arrivare all’ultimo. Sono figlio della campagna e per me le stagioni della creatività hanno molto a che vedere con quelle del contadino. C’è un tempo per la semina, uno per il raccolto. Io semino in estate”