Non fatevi ingannare dalle apparenze: nonostante l’ambientazione in una luccicante Los Angeles anni Settanta, The Nice Guys è un action movie anni Ottanta giusto un po’ riverniciato. Non potrebbe essere altrimenti: dietro la macchina da presa c’è Shane Black, sceneggiatore di una serie simbolo del decennio, Arma letale. E il produttore è Joel Silver, che in quel giro d’anni inanellò una serie incredibile di successi, 48 ore, Commando, Die Hard, che stabilirono le coordinate imitatissime del genere d’azione.
Quelle regole The Nice Guys le rispetta tutte. A partire dalla coppia di protagonisti ben assortita e fisicamente agli antipodi. E se mancano il bianco e il nero alla 48 ore, che almeno ci siano un grasso e un magro: e allora ecco due detective sui generis, Holland March (Ryan Gosling) – che è pure vedovo e piuttosto autolesionista, come il Mel Gibson di Arma letale – e il burbero e cinico Jackson Healy (Russell Crowe). Ovviamente, come genere vuole, all’inizio gli eroi non vanno d’accordo e se le danno di santa ragione.
I due indagano sul caso d’una ragazza svanita nel nulla dopo aver recitato in un film porno i cui protagonisti, attrice principale, produttore, regista sono stati tutti fatti fuori. Dietro forse c’è un complotto, collegato all’allarme inquinamento di Los Angeles e alle onnipotenti case automobilistiche.
La sceneggiatura di The Nice Guys non è particolarmente brillante, ma poco importa. Perché nell’action la storia serve solo come fondale su cui disporre gli ingredienti spettacolari vincenti: ossia sequenze adrenaliniche e schermaglie comiche. Raffiche di pallottole e raffiche di battute: ecco cos’era un film d’azione anni Ottanta. E le due cose vanno rigorosamente mescolate: l’eroe mentre corre, spara, uccide, ironizza su quello che sta facendo, anche sull’ammazzare. Col risultato che è la violenza stessa a diventare divertente. Un andazzo che diventerà ancora più manifesto negli anni Novanta, con il postmodernismo ironico ed esasperato di Tarantino e i suoi epigoni.
La ricetta, ambigua e discutibile già trent’anni fa, è aggravata in The Nice Guys da due protagonisti decisamente inadatti alla commedia e da dosi di violenza che, per soddisfare gusti sempre più pulp, si sono fatte ancora più massicce.
A questo impianto The Nice Guys aggiunge un’ambientazione anni Settanta poco originale, mostrata soltanto nei suoi aspetti modaioli, vestiti, acconciature, colori sgargianti. Fa molto anni Settanta la presenza dei detective disillusi e perdenti (i classici nobili Il lungo addio e Bersaglio di notte). E da lì vengono anche i primi esempi di coppie irascibili (Una strana coppia di sbirri, citato nella scena dell’auto che sfonda un appartamento). Anche il riferimento alla pornografia è un must, da Il grande Lebowski a Boogie Nights; e potrebbe addirittura esserci una volontaria reminiscenza del graphic novel di culto di Howard Chaykin, Black Kiss.
The Nice Guys, insomma, è un mesto catalogo del già visto, che pesca in uno stanco immaginario anni Ottanta speziato di Settanta. Un’operazione invecchiata già sulla carta, di cui non viene neanche voglia di parlare male.