Penultimo giorno di proiezioni al festival di Cannes 2016, con due film hollywoodiani in concorso molto attesi, da cui potrebbe emergere uno dei papabili per la Palma d’oro di una selezione che non ha ancora espresso un chiaro favorito. Oggi sulla Croisette sbarcano Nicolas Winding Refn e Sean Penn. L’autore di culto danese, impostosi come uno dei talenti visuali più innovativi dell’ultima generazione dirige The Neon Demon, ambientato nel mondo della moda, perfetto per sbrigliare il suo stile accecante ed estetizzante.
The Last Face è invece il quinto film da regista di Sean Penn che, come al solito, quando dirige non compare come attore. È certamente il film più atteso del festival dagli appassionati del gossip: perché l’anno scorso Penn e la protagonista Charlize Theron formavano una coppia di belli e invidiatissimi, e quest’anno tornano sulla Croisette non più da innamorati ma da semplici colleghi. Insomma un boccone prelibatissimo per scatenare il chiacchiericcio malizioso, basti leggere questa anticipazione del Sun che parla delle complesse “operazioni militari” approntate per ridurre al minimo le occasioni pubbliche in cui i due dovranno comparire insieme. E sfileranno insieme sul red carpet?
Il programma delle rassegne collaterali presenta anche un titolo e un autore da non perdere: nella Quinzaine des Réalisateurs infatti c’è il leggendario Paul Schrader, sceneggiatore di Taxi Driver e Toro scatenato, regista di American Gigolò e Affliction, critico cinematografico raffinato. A Cannes porta l’ultimo Dog Eat Dog, tratto dal romanzo omonimo dello scrittore di culto dalla vita turbolenta Edward Bunker (il Mr. Blue de Le iene di Tarantino). Nicholas Cage, Willem Dafoe e Christopher Matthew Cook sono tre ex galeotti che accettano di fare un rapimento per conto di un boss della mala messicana. Ovviamente accade un terribile imprevisto e i tre sono costretti a fuggire, inseguiti da polizia e malavita. Una classica storia alla Schrader in cui il crimine si mescola a una riflessione morale sulla colpa e il destino.
The Neon Demon di Nicolas Winding Refn, in concorso
Il regista danese è uno dei più amati dai cinefili delle ultime generazioni per lo sguardo prettamente cinematografico con cui costruisce storie intessute d’una visionarietà corposa e di mirabile sapienza tecnica, nelle quali mescola accelerazioni brutali, violenza e un senso matematico dell’inquadratura. Un virtuoso dell’arte cinematografica, come ha mostrato definitivamente al grande pubblico il suo primo film americano, Drive, capace di orchestrare con ritmo musicale vuoti e pieni, usando i generi cinematografici come una tavolozza su cui disegnare coreografie morali quasi astratte. Ma secondo i detrattori la fantasmagoria compositiva nasconde un’esilità contenutistica e un gusto della visione estetizzante e fine a se stesso.
Con Drive Winding Refn aveva vinto il premio per la regia al festival di Cannes del 2011. Quest’anno, alla sua terza presenza sulla Croisette, presenta The Neon Demon, prodotto da Amazon, collaborazione di cui il regista si è dichiarato contentissimo – “mi hanno fatto la migliore offerta della mia vita”. Il film, interpretato da Elle Fanning – e c’è anche Keanu Reeves –, racconta la storia di Jesse, un’aspirante modella che si trasferisce a Los Angeles per far carriera nel mondo del fashion, aggredita da un gruppo di donne ossessionate dalla bellezza che vogliono letteralmente divorare la giovinezza dell’ultima arrivata.
“Credo che ci sia una ragazza di 16 anni dentro qualunque uomo – ha dichiarato il regista – e ho voluto fare The Neon Demon sulla sedicenne che è dentro di me. È stata come un’ossessione, che mi ha spinto a fare questo film. Avevo fatto alcune campagne pubblicitarie per la moda, così ero molto interessato a quel mondo. In verità erano anni che stavo cercando di girare un horror e avevo buttato giù svariate idee. Così le ho tirate fuori e ho trovato un filo conduttore che potevo usare. Il risultato è The Neon Demon. Alla fine quello che volevo fare era un horror per teenager”.
Non c’è che dire, ci sono tutti i presupposti per un film che potrebbe esaltare i suoi fan e irritare ancora una volta i detrattori. Che già si fanno sentire, come Owen Gleiberman, il critico americano di Variety, che dopo la proiezione riservata alla stampa ha sentenziato: “Il film di un burlone surrealista col gusto del macabro e del repellente”.
The Last Face di Sean Penn, in concorso
Come regista Sean Penn era stato solo una volta a Cannes, in concorso nel 2001 per La promessa, mentre nel 1997 aveva vinto il premio come migliore attore con She’s so lovely. Theron a parte, di cui si è già detto, The Last Face annovera un nutrito cast internazionale, con Javier Bardem, Jean Reno e l’Adèle Exarchopoulos de La vita di Adele nella parte di una giornalista. Il film è una storia d’amore e impegno ambientata in Liberia e racconta l’incontro tra il direttore di un’agenzia di aiuti internazionale (Theron) e un medico (Bardem) sullo sfondo della guerra civile, cosa che condiziona non poco la loro storia sentimentale, anche per le inevitabili implicazioni etiche.
È il tipo di racconto che, sulla carta, ha un sapore tremendo, di quelli in cui lo sfondo serio serve per fornire giustificazioni e dare una patente di dignità a una frusta vicenda sentimentale. Se non fosse che, fortunatamente, dietro la macchina da presa c’è Penn, che ha inanellato nella sua carriera da regista cinque film (più un cortometraggio) pregevoli e mai banali, l’ultimo il cult movie Into the wild.