Il concetto di giustizia è una delle priorità assolute per rendere credibile uno stato di diritto. Un’affermazione questa tanto semplice e condivisibile quanto assolutamente non scontata. Lo stato contro Fritz Bauer è una pellicola che si addentra in tale semplice ragionamento. Qui si parla di una storia vera: è il resoconto di quanto messo in atto dal giudice Fritz Bauer, ebreo tedesco rifugiatosi in Svezia durante la persecuzione nazi fascista. Ciò che fece Bauer è appunto sintetizzabile in quanto affermato precedentemente: cercò di rendere giustizia alle vittime dell’olocausto, dando la caccia ai criminali nazisti che si resero irreperibili a conflitto ultimato. Fra di loro spiccava per il suo cv Adolf Eichmann, uno dei gerarchi di Hitler maggiormente attivo sull’effettiva concretizzazione della deportazione e sterminio degli ebrei. Eichmann, al pari di altri suoi colleghi, trovò rifugio, nel dopoguerra, in Argentina. Bauer non si arrese nel dare la caccia al gerarca e, tra non poche insidie, depistamenti e ostacoli di varia natura, riuscì alla fine a raggiungere il suo obiettivo. Questa è sinteticamente la trama. Questa è, sinteticamente, la storia reale.
Non è certamente un caso che questo lungometraggio esca nelle sale italiane, dopo pochi giorni dalla commemorazione del 25 aprile. Ma al di là del film in sé, ciò che forse vale la pena sottolineare, è un concetto spesso sottovalutato o addirittura, nella migliore delle ipotesi, frainteso, non capito a fondo: preservare la memoria storica. Cosa vuol dire? A parlarne, per qualcuno si rischia di cadere in una retorica trita e ritrita, condita da slogan stanchi, che suonano come contenitori vuoti; per altri, ancor peggio, si mette in discussione la reale portata di certi avvenimenti. Magari ridimensionandoli in qualche modo (paragonandoli ad altri eventi, per esempio). In realtà la memoria storica è un qualcosa che inesorabilmente andrà scemando, al pari di una semplice storia di altri tempi; lo si voglia o no. Muteranno i contesti, i personaggi, muteranno le coscienze e gli insegnamenti.
Ciò che però non dovrebbe mai mutare è la consapevolezza che certe dinamiche possono cambiare vestigie, modi e forme ma, a ben guardare, conservano la loro brutale e attuale potenzialità, proprio perché, mutevoli nella forma, rimangono comunque applicabili nella sostanza. È ovvio che uno stato totalitario come quello nazionalsocialista, oggi sarebbe difficilmente replicabile (si spera) nella sua forma storica che abbiamo conosciuto. Ma ciò che ha realizzato, gli obiettivi che si prefissava, quelli no: quelli potrebbero (e in alcuni casi già è avvenuto e avviene) ripresentarsi con un’apparenza diversa; tanto più efficace perché ingannevole. È un concetto semplice e ribadito spesso, vero? Tuttavia “spesso” non è mai abbastanza; il messaggio è bene ripeterlo, perché veicolato appunto da quel concetto inerente la memoria storica, di cui si parlava a proposito di questo film.
Lo stato contro Fritz Bauer, urla questo avvertimento: state in guardia perché certe privazioni, certe violenze, certi soprusi, possono incidere profondamente anche se non sparate platealmente al suono di un inno, al boato di un cannone, al fragore di una piazza acclamante. Quando alla libertà viene tolto l’ossigeno un po’ alla volta, si può scambiare la sua morte con un semplice sonno. Innocente e inevitabile. E magari auspicare la stessa soppressione per salvare un corpo (stato) malato e mal funzionante. Non è così. Ciò che conta è preservare taluni organi imprescindibili per il buon funzionamento di un corpo vitale e in buona salute. Buona salute che non può esistere se non c’è un cuore (una legalità), se non c’è ossigeno (una certa libertà…), se non c’è cibo (cultura).
Il 28 aprile esce nei cinema italiani Lo stato contro Fritz Bauer diretto dal regista tedesco Lars Kraume. A seguire c’è il trailer. Voi nel frattempo ricordate che, se un animale viene solo alimentato, fino ad ingozzarlo, magari non è per compiacerlo, ma solo per farlo ingrassare. Per poi portarlo al macello.
Trailer: