Se si prova a ragionare su ciò che spesso accomuna la giovane età, l’adolescenza e oltre, le risposte che sovvengono possono essere di certo varie e difformi. C’è però un elemento che spesso funge da matrice e che è esplicitamente richiamato dal titolo di questa pellicola. La grande rabbia sembra essere infatti non solo la sintesi dell’umore di una trama, ma anche un richiamo a quanto di più potente può sottendere ad un impulso di violenza, ad una voglia di cambiamento. Si può scrivere di Roma e della periferia di Tor Sapienza, così come allo stesso modo si può scrivere di Napoli e dei dintorni di Scampia, alla stessa stregua della Banlieue parigina: contesti in cui ci si addentra quasi sempre in umori pregni di rabbia. Perché la periferia è spesso, innanzitutto, uno stato di emarginazione sociale senza confini che reggano.
Ne La grande rabbia c’è il racconto di una bella amicizia: Benny, un ragazzo di colore adottato da una coppia veneta trasferitasi a Roma e Matteo romano doc. Benny combatte incontri clandestini e se la cava anche bene: il ragazzo ha una forte tempra ed è reduce da un’esperienza di detenzione. Matteo invece si barcamena nel suo lavoro in un anonimo pub e vive all’ombra del padre e del fratello poliziotto. Entrambi sognano un futuro diverso, un futuro migliore. Ma non sono i soli a reclamare ciò che per alcuni è un diritto e per altri un’utopia. C’è infatti tutta una periferia che ribolle sullo sfondo, focalizzandosi su un nemico che esiste solo a metà; è una guerra fra poveri, dove l’estraneo non viene accettato e diventa il capro espiatorio per ogni male, per ogni mancanza. Ma in realtà, si sbaglia nemico, anche se ci si ribella ad uno stato di cose che non combacia con uno stato di necessità. Anzi. La necessità per l’ordine costituito è mantenere la calma e l’equilibrio dei poteri che governano. E allora giù botte fra cittadini e tutori dell’ordine. E giù botte fra Benny e il mondo intero. Pare non ci sia scampo a certe violenze necessarie; ma a volte cambia un contesto, un particolare e i protagonisti invertono i ruoli con le vittime. È guerra. Anche se non dichiarata, anche se non ufficiale.
La grande rabbia è tutta qui: il film dispiega la sua trama su di un arco temporale di 24 ore, ma sono 24 ore che lasciano intendere un loop infinito che attraversa spazi e tempi senza regole.
Il film è affidato alla regia di Claudio Fragrasso, che ha lavorato su una sceneggiatura di Rossella Drudi: una coppia professionale consolidatasi dal 1995 con Palermo Milano – Solo andata. Il cast comprende Maurizio Matteo Merli (Matteo), Flavio Bucci (il padre Virgilio), Miguel Gobbo Diaz (Benny). C’è poi la colonna sonora che porta il contrassegno di Tommaso Zanello, che in molti ricordano con il suo nome di battaglia: “Piotta”.
La grande rabbia sbarca nelle sale cinematografiche il prossimo 28 aprile 2016. Trailer a seguire, se vi va.
Trailer: