Se è vero che le grandi rivoluzioni culturali passano attraverso la musica, è certamente questo il caso del concerto dei Rolling Stones a Cuba.
La band è arrivata nella capitale dello Stato castrista alla vigilia dello storico concerto gratuito che si terrà il 25 marzo, tre giorni dopo l’altrettanto storico evento rappresentato dalla visita del presidente degli Stati Uniti Barack Obama a colloquio col presidente Raul Castro.
Obama è il primo presidente dopo oltre mezzo secolo – l’ultimo, prima di lui, era stato il presidente Calvin Coolidge – a mettere piede sul suolo cubano: il suo viaggio è servito a ribadire la fine dell’ultimo residuo di guerra fredda in America e la totale disponibilità da parte del presidente ad ottenere dal Congresso l’abolizione effettiva dell’embargo economico che per oltre mezzo secolo ha isolato Cuba rendendo impossibile lo sviluppo di relazioni internazionali economiche e finanziarie.
I tempi per Cuba stanno cambiando e questo è del tutto evidente: l’isola che ha rappresentato il sogno della rivoluzione socialista dopo il fallimento dei comunismi sovietici, ma con tutte le contraddizioni che i regimi portano con loro (non ultime le lesioni dei diritti umani nei confronti dei dissidenti in un paese governato dal partito unico), non è più un universo a sé.
Per chi ha visto in Cuba la realizzazione di un sistema di autogoverno improntato al socialismo reale e votato alla lotta alle diseguaglianze e alla povertà, fondato sui pilastri dell’istruzione e della sanità pubblica su cui potrebbe insegnare molto ai paesi occidentali, per questo costantemente additato come minaccia degli equilibri globali dai governi americani, l’apertura agli Stati Uniti è considerata quasi un tradimento di quei valori fondanti e l’inizio della penetrazione delle logiche commerciali delle grandi multinazionali sul territorio cubano. Eppure l’embargo ha imposto condizioni durissime a Cuba e ai cubani, la sua fine non può che essere considerata un bene. Insomma, la fine o l’inizio di un sogno?
Il concerto dei Rolling Stones è certamente una delle icone del cambiamento in corso, anche perché negli anni caldi della rivoluzione cubana dal 1960 al 1980 i gruppi stranieri come Rolling Stones e in generale le rock band sono stati considerati sovversivi, sinonimo dell’invasione dell’ideologia anglo-americana, dunque bloccati dalle radio. Anche se i cubani continuavano ad ascoltare la loro musica in gran segreto passandosi dischi di mano in mano. In realtà da molti anni il rock è stato sdoganato nell’isola insieme a tanti altri generi musicali (di recente si sono esibiti a Cuba DJ Diplo e Major Lazer). L’arrivo dei Rolling Stones ne è una presa d’atto.
The Rolling Stones are coming to Cuba!
Un mensaje de los Rolling Stones al pueblo Cubano, estamos muy felices de tocar para ustedes este viernes! #StonesCubaA message from the Rolling Stones to the Cuban people, we are so looking forward to playing for you on Friday!
Pubblicato da The Rolling Stones su Martedì 22 marzo 2016
Qualche giorno fa Mick Jagger ha riservato un messaggio in spagnolo al pubblico che esprime tutta l’importanza dell’evento: “Abbiamo suonato in molti luoghi speciali durante la nostra carriera, ma questa sarà una pietra miliare per noi e speriamo per tutti i nostri amici a Cuba” ha detto il gruppo il frontman del gruppo in una dichiarazione rilasciata prima dell’arrivo. L’aereo privato è sbarcato all’aeroporto di José Martí con i 4 rockers e circa 60 persone tra membri dello staff e familiari in vista dell’evento all’Avana Ciudad Deportiva.