Forever Young è un successo pop anni Ottanta che sarebbe stato benissimo nella colonna sonora di un film dei Vanzina. E la nuova fatica di Fausto Brizzi, che ruba il titolo alla canzone, sembra davvero una pellicola dei fratelli Vanzina catapultata nel secondo millennio. Una sensazione amplificata dal fatto che, poiché i personaggi principali sono dei cinquantenni, il film è incartato nell’effetto nostalgia, che di quegli anni ricupera di tutto: Bonnie Tyler e Total eclipse of the heart, i vinili e il mangiadischi, la Coppa del nonno e il Commodore 64, con quel gusto tipicamente vintage secondo cui un’epoca è definita non dalla sua storia ma dai suoi consumi.
Forever Young incrocia quattro episodi: Giorgio (Fabrizio Bentivoglio), produttore radiofonico, tradisce la giovanissima fidanzata con la più matura Stefania (Lorenza Indovina); Diego (Lillo), dj di mezza età – a proposito di anni Ottanta, la sua casa pare sbucata fuori da Vado a vivere da solo con Jerry Calà –, viene sostituito da uno sbarbatello con due milioni di like (lo youtuber Francesco Sole); l’estetista Angela (Sabrina Ferilli), 49 anni, ha una sbandata per un ragazzo di 19, figlio della sua cliente Sonia (Luisa Ranieri, che parla spesso in napoletano perché fa colore); Franco (Teo Teocoli) è un avvocato prossimo ai settanta che esorcizza la vecchiaia attraverso lo sport.
L’idea era di offrire il ritratto d’una generazione che rifiuta il passare degli anni. Ma invece di osare l’affresco agrodolce sul grande tabù dell’invecchiamento, Forever Young s’impantana nella solita commedia degli equivoci, un po’ sentimentale, un po’ ridanciana. E le gag sono risapute: i battibecchi di Franco col genero sfaticato e sovrappeso (Stefano Fresi), Diego che sostiene ridicoli colloqui di lavoro presso radio heavy metal o religiose, Giorgio che spaccia la giovane fidanzata per sua figlia per non far figuracce con Stefania. Però, dato che il modello è quello ripulito e borghese dei Vanzina, non ci sono nemmeno le risate grossolane ma almeno ruspanti da cinepanettone o commediaccia sexy (eppure Brizzi i cinepanettoni li ha scritti). Quindi niente sana volgarità o amanti nascoste sotto la doccia. E se Sonia becca Angela a letto col figlio, poi organizza una cena riparatrice per discutere garbatamente la questione, nel solito attico di quattrocento metri quadri (l’unico tipo di abitazione contemplata dal film).
Forever Young condivide coi Vanzina anche quel gusto per la superficialità sociologica, secondo cui basta citare alla rinfusa mode e modi di dire legati all’attualità per rendere lo spirito del tempo. E allora, per far capire che siamo negli anni Duemila, si parla di social network, milf e toy boy. Ma la trama è irrimediabilmente ferma a tradimenti e macchiette (gli special guest Frassica e Riccardo Rossi).
I cinquantenni che fanno i giovani risultano sempre ridicoli, si capisce subito l’età che hanno e alla fine sembrano persino più vecchi. È il destino di Forever Young, che vorrebbe essere una commedia di costume dei nostri tempi, ma ha il sapore d’un reperto cinematografico di trenta o quarant’anni prima.
https://youtu.be/Sm6t8dWY-MU