Se Kesha non può liberarsi del contratto con il produttore Dr. Luke, sulla delicata questione può certamente intervenire la Sony e pare sia in procinto di farlo.
I fan della popstar non stanno dando pace ai dirigenti di Sony Music: un numeroso gruppo di sostenitori, guidato dal giovane Michael Eisele, in nome nel movimento #FreeKesha è sceso in piazza a New York con una serie di proteste davanti alla sede della major.
Venerdì 11 marzo è previsto un altro appuntamento per presentare una petizione a sostegno della liberazione di Kesha dal suo produttore e molestatore, con oltre 400.000 firme provenienti da quattro diverse petizioni. Prevista anche una proiezione dei messaggi per Kesha sulla facciata del palazzo Sony Music.
Questa sarà la terza protesta organizzata dai fan, che si sono presentati anche di fronte alla Corte Suprema di New York per manifestare solidarietà. La tesi del movimento è che, se per legge Kesha è vincolata al contratto con Dr. Luke come stabilito dalla recente sentenza, Sony ha il potere di liberarsi di Dr. Luke e della collaborazione con la sua etichetta. “Si faccia ciò che è giusto, non ciò che è meglio per il business“, affermò perentoria Lady Gaga qualche giorno fa.
Dopo un primo tentativo di scaricabarile (il contratto Kesha è di tipo diretto con Kemosabe Records, la label di Dr. Luke, e non con la Sony) qualcosa si è mosso. Un articolo del New York Daily News, che cita sito The Wrap come fonte, sostiene che il produttore Dr. Luke sarà licenziato da Sony Music molto presto. La casa discografica avrebbe deciso di risolvere il contratto con lui, un anno prima del previsto, per porre fine al pessimo ritorno d’immagine che comporta la battaglia legale affrontata da Kesha.
Interpellato da Billboard, il legale di Dr. Luke ha smentito la tesi e confermato che “Luke ha un rappporto eccellente con Sony”: “I suoi rappresentanti sono regolarmente in contatto con i dirigenti più alti di Sony e non si è mai parlato di tutto ciò”. Insomma, una decisione definitiva sembra ancora lontana dall’essere assunta, ma di sicuro il movimento #FreeKesha sta mettendo non poco in difficoltà i vertici di una delle major più potenti al mondo.