Sorprende, ma non proprio tutti, l’Oscar 2016 a Mark Rylance che sorpassa così il favoritissimo Stallone. “Servirebbe?”, recita la sua battuta tormentone ne Il ponte delle spie, dove interpreta una laconica spia filocomunista, che per la sua fedeltà alla causa e la sua schiena dritta si conquista il rispetto dell’avvocato Donovan di Tom Hanks. Indubbiamente è servita: e insieme a quella di Donovan, Rylance si è guadagnato il rispetto e l’ammirazione dei giurati dell’Academy e dei critici, che hanno lodato tantissimo, e infine premiato, la sua interpretazione.
Sulla carta era l’unico avversario accreditato al premio come attore non protagonista del favorito Stallone, più di Tom Hardy, Mark Ruffalo e Christian Bale. E alla fine a sfilare la statuetta dalle mani del vecchio Sly agli Oscar 2016 è stato questo attore inglese di formazione teatrale, un interprete shakespeariano, come nella miglior tradizione britannica, per dieci anni direttore artistico del Globe Theatre. Il suo impegno cinematografico è stato limitato a pochi film, tra cui L’ultima tempesta di Peter Greenaway e Intimacy di Patrice Chéreau. E con il primo ruolo da ribalta internazionale, ne Il ponte delle spie di Steven Spielberg, ha fatto centro.
Mark Rylance ha ricevuto la statuetta dalla vincitrice del premio come attrice non protagonista dello scorso anno, Patricia Arquette, ed è stato applaudito da Steven Spielberg, che s’è subito alzato in piedi. “Mi sono sempre piaciute le storie – ha detto Rylance – e aver avuto la possibilità di lavorare con uno dei più grandi narratori di ogni tempo è stato un onore. Voglio ringraziare anche gli altri attori della cinquina. Non so perché sia stato premiato io, avete fatto offerto delle performance incredibili”. Un sapiente understatement, in sintonia con il suo laconico personaggio ne Il ponte delle spie.