Numeri da Star Wars: la saga di Fast & Furious ha incassato complessivamente quasi 4 miliardi di dollari. Quello che finora è l’ultimo episodio, Fast & Furious 7, stasera in prima tv su Canale 5, ha portato a casa 1,5 miliardi, entrando nel ristrettissimo novero dei blockbuster a nove zeri. E intanto, scontato l’ottavo episodio della serie, uscita prevista aprile 2017, il protagonista Vin Diesel annuncia gli episodi 9 e 10 entro il 2021.
È il caso di dire, una macchina da guerra, rombante come le incredibili auto truccate che da quindici anni vediamo sfrecciare negli episodi della serie, e fiera come il gruppo di protagonisti sbruffoni e fuori dalle regole del franchise. Il cui successo, però, come ha rivelato più che mai proprio Fast & Furious 7, è legato a fattori non così scontati. Come tutti sanno, infatti, il film è stato segnato dalla morte, durante le riprese, di Paul Walker, contraltare, sia dal punto di vista caratteriale che fisiognomico, di Vin Diesel. E così il film, pur senza perdere la sua aria fracassona ricca di stunt ed evoluzioni impossibili, ha aggiunto una nota di commozione alla trama, con un finale che si è trasformato in un addio all’attore, o meglio all’amico scomparso.
Perché è questo il segreto che ha segnato il successo della serie, che la tragica scomparsa ha reso più evidente: prima che una storia di belle donne, motori e inquadrature ipercinetiche – ingredienti comuni a mille altri film – Fast & Furious racconta le vicende di un gruppo di persone cementate dalla solidità di legami che nulla, tantomeno la morte, può rompere.
Sono più di semplici amici, come recita il personaggio di Vin Diesel, Dominic Toretto, nella battuta che sintetizza il senso di Fast & Furious 7: “Io non ho amici. Io ho una famiglia”. Una frase che in un altro film sembrerebbe retorica e messa a bella posta per far scattare in maniera ricattatoria l’adesione emotiva dello spettatore. E che invece qui si percepisce come autentica. Sa di verità perché vogliamo credere che il finale di Fast & Furious 7 sia troppo spudoratamente sincero per essere calcolato. E anche perché le parole e i gesti giungono da quegli attori: non divi raffinati ed eleganti, ma onesti manovali della recitazione come Vin Diesel o Dwayne Johnson, che assomigliano – straripante muscolarità ultraterrena a parte – al nostro vicino di casa un po’ ruspante ma umano e simpatico.
In tal senso il simbolo della serie è proprio Vin Diesel: a cui invecchiare a poco a poco fa bene perché, col declinare dello strapotere fisico, emerge sempre più chiaramente che Fast & Furious è meno una serie action e più una storia di vincoli sentimentali. In questo senso fa pensare alla parabola di Rocky: il giovane Stallone sembrava il protagonista di una parabola un po’ tronfia e molto americana sul successo, lo Sly anziano e acciaccato degli ultimi episodi, soprattutto l’ultimo, commovente Creed, si rivela invece il campione di un’umanità ferita e sopravvissuta a se stessa, raccontandoci non il fanatismo delle ambizioni, ma la centralità degli affetti e l’importanza dei valori.
Fast & Furious 7, a partire dall’aria un po’ imbolsita del suo protagonista fino all’evidente sapore elegiaco del film, compie un’operazione simile: mantiene il tono scattante di un mirabolante e divertente action movie, ma riesce a mostrare anche un’anima. Ed è questo che ha toccato gli spettatori, guadagnandogli il rispetto anche dei non appassionati del genere.
È un grande patrimonio che la saga deve dimostrare di saper custodire. Perché qualora i prossimi episodi avessero troppo l’aria di puri e semplici sfruttamenti commerciali di un brand di successo, i fan potrebbero anche voltargli le spalle. Loro amano le facce e i valori che la serie ha sempre veicolato e non sono disposti a negoziarli. È chiaro che stiamo parlando di una grande macchina commerciale, attentamente calibrata sulle esigenze del marketing e tutt’altro che disinteressata. Ma, come OptiMagazine ha già sottolineato, esiste un sottile confine tra lacrime e soldi, tra numeri al botteghino e rispetto dei valori, che non può essere superato. Altrimenti si perdono sia il rispetto che i soldi.