E’ il camerino del Teatro Diana di Napoli a far da sfondo all’intervista rilasciata da Renzo Arbore alle telecamere di OptiMagazine: una lunga chiacchierata, quasi una jam session nei mille mondi di uno dei più straordinari protagonisti della storia dello spettacolo italiano. Ed è proprio l’idea stessa di ‘jam session’ a catturare l’attenzione – da sempre – di mr. Arbore: la sua autobiografia, uscita in contemporanea con la mostra a lui dedicata e attualmente in programma al MACRO di Roma (quartiere Testaccio), si intitola proprio “E se la vita fosse una jam session? Fatti e misfatti di quello della notte”.
Il titolo del libro è presto spiegato dallo stesso autore: “Alcuni anni fa mi resi conto che al termine dei concerti e delle improvvisazioni con musicisti e amici, nel cuore della notte, prendevano vita alcune chiacchierate a base di ‘puttanate’ – con Max Catalano o Roberto Benigni – che avevano lo stesso sapore, lo stesso ‘mood’ delle jam session musicali. E decisi che forse la vita andava vissuta proprio così, come una jam session. Da questo approccio sono nate tante idee come l’Orchestra Italiana o come alcuni dei miei programmi radiofonici e televisivi”.
Incontrare Arbore significa incontrare la Storia della televisione e della Radiofonia italiana: 50 anni di RAI, trasmissioni radiofoniche di enorme successo come ‘Bandiera Gialla’ o ‘Alto Gradimento’ e programmi televisivi entrati di prepotenza nell’immaginario collettivo del Belpaese e nel costume italiano. “L’Altra Domenica”, “Quelli della Notte”, “DOC”, “Indietro Tutta”, “Speciale per me”. Ma quale è il segreto di Arbore? “Rispettare le mie passioni: la musica, il clarinetto, la condivisione con gli amici, suonare la chitarra, le canzoni napoletane, il jazz e lo swing. Ho sempre vissuto nel rispetto delle mie passioni. Naturalmente c’è sempre un pizzico di vanità dietro le mie ‘malefatte’ televisive-cinematografiche-radiofoniche, ma il cuore è spinto sempre da una grande passione”.
Sollecitato da una nostra domanda, Arbore dedica un commosso ricordo a un grande collega e amico: “Riccardo Pazzaglia è nel mio cuore ed è stato certamente un mio ispiratore. Amavo le canzoni che aveva scritto per Domenico Modugno – “Io, mammeta e tu” vale più di un trattato di sociologia! – e quando lo conobbi in radio amai moltissimo la sua trasmissione ‘Radio Ombra’, nella quale sperimentava nuovi linguaggi. In alcune occasioni coinvolse me e Gianni Boncompagni: improvvisammo anche un assurdo ‘Coro dei Matematici Stanchi’!”.
Pazzaglia amava dire “il livello è basso”. Chiediamo ad Arbore se anche nel 2016 il livello è ancora basso: “il pubblico televisivo è, purtroppo, estremamente massificato ed è schiavo della dittatura dell’Auditel. La tv di oggi non è ‘trash’ ma ‘cheap’. I siciliani direbbero ‘meschineddu’!”. Meditate gente, meditate.