Il mondo della musica si è risvegliato in lutto lunedì 11 gennaio con la notizia della morte di David Bowie: la rockstar britannica è morta “in pace”, come riportano i canali social ufficiali dell’artista, uccisa da un cancro incurabile domenica 10 gennaio.
L’annuncio è pubblicato sulla pagina Facebook del musicista e sul suo account Twitter, spiegando che l’artista si è spento dopo una “coraggiosa lotta di 18 mesi” con il cancro, circondato dalla sua famiglia.
A confermare la morte dell’artista anche il figlio Duncan Jones (noto anche come Zowie Bowie), con una foto in cui appare bambino accanto al padre.
January 10 2016 – David Bowie died peacefully today surrounded by his family after a courageous 18 month battle… https://t.co/ENRSiT43Zy
— David Bowie Official (@DavidBowieReal) 11 Gennaio 2016
Very sorry and sad to say it’s true. I’ll be offline for a while. Love to all. pic.twitter.com/Kh2fq3tf9m
— Duncan Jones (@ManMadeMoon) 11 Gennaio 2016
Solo qualche giorno fa David Bowie aveva pubblicato il suo ultimo album e festeggiato il suo 69esimo compleanno: venerdì scorso Black Star, anticipato dal maestoso singolo Lazarus, era apparso sul mercato discografico facendo urlare ancora una volta al genio del Duca Bianco.
https://www.youtube.com/watch?v=y-JqH1M4Ya8
Nel video Bowie appariva evidentemente provato dalla malattia, che era ormai nota anche se nessuno poteva prevedere il repentino epilogo delle ultime ore. Tanti i pettegolezzi sulla sua salute in questi anni, anche per l’assenza dal palco: l’ultima performance live al New York Charity Concert nel 2006, con la performance di Changes insieme ad Alicia Keys.
Attivo dalla metà degli anni ’60, Bowie lascia un catalogo di brani memorabile, un’eredità incredibile che influenza il rock, il pop e ogni altro genere musicale dell’era contemporanea. In cinquant’anni di musica ha reinventato il suo stile e la sua immagine, mai uguale a se stesso e pure così peculiare. Con Bowie se ne vanno anche i suoi alter ego (Ziggy Stardust, Halloween Jack, Nathan Adler), i suoi personaggi al cinema, la sua stessa essenza di genio ribelle. Provocatore nato, “camaleonte del pop” come si autodefinì, ha sempre spiazzato il pubblico infrangendo ogni tabù, parlando con assoluta libertà della sua omosessualità (negli anni ’70 non era cosa abituale), del rapporto con le droghe, della sua ammirazione per Hitler e Nietzsche, che poi avrebbe ritrattato ed imputato all’eccessivo utilizzo di cocaina.
Con capolavori come Life on Mars?, Space Oddity, Starman ed Heroes resta colui che ha dato il maggior contributo alla cultura musicale contemporanea grazie alla capacità di sperimentare passando dal rock progressivo e alternativo all’electro-pop, dall’R&B al punk.
Con Blackstar aveva realizzato il suo 25esimo lavoro in studio, rilasciato a tre anni dall’ultimo disco The Next Day, che nel marzo 2013 spazzava via le voci di un Bowie in declino. Due settimana fa, poco prima dell’uscita dell’album, Bowie aveva annunciato il ritiro ‘definitivo e irrevocabile’ dai palcoscenici che ormai non frequentava da anni.
Di Bowie resterà per sempre la capacità rara di attraversare i generi, di ispirare e guidare le avanguardie artistiche, di rendere la musica teatrale, di praticare in modo anticonvenzionale cinema, teatro e in generale le arti visive (la pittura è stata la sua grande passione), di creare un immaginario straordinario da cui ha attinto, direttamente o meno, negli anni tutto il meglio del pop e il rock contemporaneo. Lo ricordiamo con una playlist dei suoi più grandi successi.