Il nome tradisce le sue origini italianissime, il volto potrebbe diventare presto molto celebre in quel di Hollywood: in Grey’s Anatomy 12 ha debuttato l’attore romano Giacomo Gianniotti, già visto nel finale dell’undicesima stagione e poi entrato stabilmente nel cast del medical drama.
Originario della Garbatella, quartiere popolare romano in cui è nato e cresciuto prima di trasferirsi da adolescente in Canada, Gianniotti è una delle new entry della serie tv in onda ormai da oltre dieci anni su ABC.
Nel ruolo del tirocinante Andrew DeLuca, affascinante medico di origini italiane, ha già fatto girare la testa alla sorella della protagonista Meredith Grey (Ellen Pompeo), il cardiochirurgo Maggie Pierce. Qualcuno lo definisce addirittura l’erede di McDreamy e McSteamy, ovvero i compianti Derek Shepherd e Mark Sloan (Patrick Dempsey ed Eric Dane). Gianniotti semplicemente ha colto l’occasione di farsi notare entrando in una delle produzioni tv statunitensi di maggior successo e sta costruendo il suo personaggio a piccoli passi.
In una recente intervista apparsa sull’edizione italiana di Vanity Fair, che gli ha dedicato un servizio fotografico, il dottor DeLuca ha raccontato com’è nata la passione per la recitazione e cosa lo ha portato a sfondare nel mondo della tv.
Appassionato da sempre di recitazione e spettacolo, le prime esperienze sono arrivate proprio in Italia, prima del trasferimento a Toronto dove ha frequentato un liceo artistico studiando anche recitazione, canto e danza. Nella sua formazione è stato molto importante l’appoggio dei genitori, i suoi primi supporters, come ha raccontato a Vanity Fair.
Sono sempre stati dalla mia parte. Nel frattempo, tra l’altro, si sono separati, e mio padre ha anche avuto un’altra figlia da una nuova compagna, ma su una cosa sono sempre stati d’accordo: non mi hanno mai detto fatti un piano B, cercati comunque un lavoro più serio e sicuro. No, loro mi hanno sempre detto: vuoi fare l’attore? Provaci e non mollare!. (…) Finito il liceo, mi sono detto mobbasta con la scuola (così, in romanesco, ndr) e sono venuto in Italia. Non so perché, ma mi ero messo in mente che avrei trovato lavoro più facilmente. (…) La mattina facevo provini, la sera il barman a Campo de’ Fiori. Risultato: solo comparsate, al punto che dopo due anni mi ero deciso a tornare in Canada. Appena pagato il biglietto aereo, mi chiama la mia agente e mi dice che mi hanno preso per una parte in Medicina generale, una serie che andava su Raiuno.
Da Medicina generale a Grey’s Anatomy il cambio di corsia è stato breve, nonostante il suo obiettivo fosse calcare i palcoscenici teatrali.
Dopo quel piccolo ruolo sono partito comunque. E sono tornato a scuola. Ho frequentato l’Humber College a Toronto, che è un’ottima scuola di teatro. Facevo sempre la figura del secchione con gli altri compagni: mi invitavano alle feste e non ci andavo, non ho mai mancato un giorno di lezione, ero terribilmente deciso e motivato. Alla fine, ho trovato un’agente, che ancora mi segue, e grazie a lei ho cominciato a fare provini anche per il cinema e la televisione, cosa che all’inizio non volevo assolutamente fare (…) io avevo in mente solo il teatro. Stare sul palcoscenico mi dava sicurezza. Davanti alla telecamera mi sentivo stupido e impacciato.
Il provino per Grey’s Anatomy, che si è rivelato decisivo per la sua carriera, inizialmente sembrava non aver lasciato il segno.
Uno dei tanti. Fatto e dimenticato. Nel frattempo avevo deciso di trasferirmi provvisoriamente a Los Angeles per vedere che aria tirava. Ero in macchina diretto verso la California, con un paio di amici e una prenotazione per un appartamento Airbnb, quando mi arriva la telefonata della mia agente: Shonda Rhimes (la mitica autrice di Grey’s Anatomy, ndr) mi vuole incontrare (…) Lei è fantastica. Ma, le dirò, sono tutti molto cool sul set. Visto il successo e la longevità della serie, mi aspettavo che se la tirassero parecchio e invece è tutta gente a posto: la sera, finite le riprese, vogliono tornare a casa, dai mariti, dalle mogli, dai figli.
Amante del bel cinema italiano, Gianniotti è un grande fan di Tornatore (“Sogno di lavorarci, un giorno“), ma apprezza anche Sorrentino e Sollima. A questo proposito, l’attore si autocandida per un ruolo in una produzione italiana: “So che faranno la serie tratta da Suburra per Netflix: non mi dispiacerebbe farne parte“. Visto che parla perfettamente la nostra lingua, con tanto di inflessione romanesca che saprebbe perfetta in Suburra, è molto probabile che il cinema italiano lo noterà.