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Un ‘poeta dell’abitare’: OptiMagazine incontra l’interior designer Pietro del Vaglio

Essere ‘poeta dell’abitare significa trasformare in materia, gesto e colore quegli stimoli che provengono dalla realtà e che possono diventare, poi, anche poesia” spiega il designer ai microfoni di OptiMagazine.

di Michelangelo Iossa
01/12/2015
INTERAZIONI: 13

INTERAZIONI: 13

AD – Architectural Digest lo ha definito “poeta dell’abitare” ed è stata proprio la prestigiosa rivista di arredamento che, in un numero celebrativo del 2014, lo ha annoverato tra i tredici migliori interior designer italiani: Optimagazine incontra Pietro del Vaglio,  tra i migliori interpreti delle nuove tendenze dell’abitare.

“Essere ‘poeta dell’abitare’ significa trasformare in materia, gesto e colore quegli stimoli che provengono dalla realtà e che possono diventare, poi, anche poesia” spiega il designer ai microfoni di Optimagazine.

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La sua carriera di designer ha avuto inizio nel 1987; nel 1993, del Vaglio ha disegnato la celebre poltrona Grace. La sua prima creazione, nel 1995, è stata esposta a Chicago nel museo di Architettura e Design in occasione una mostra dedicata alle 25 sedute più interessanti degli ultimi 25 anni alla quale partecipano, tra gli altri, Philippe Starck ed Enrico Tonucci.

Ha pubblicato numerosi lavori sulle più prestigiose riviste di architettura e arredamento (tra cui AD Architetctural Digest, Design Diffusion News, Fine Furnishing International, Interni, Ville e Casali, Brava Casa, Spazio Casa) e hanno dedicato ampi articoli alle sue creazioni i principali media nazionali e internazionali (La Repubblica, Corriere della Sera, Panorama, New York Times, Wall Street Journal solo per citarne alcuni).

Oggi del Vaglio ha due studi, uno a Firenze e l’altro a Monte di Procida – nel cuore dei Campi Flegrei, in Campania – e lì nascono i progetti di architettura d’interni per i suoi clienti italiani e internazionali: dal casale toscano alla villa caprese, sino alla residenza urbana dell’Europa orientale e al ristorante newyorkese.

“Dagli anni Cinquanta ad oggi sono state abbattute alcune ‘barriere’ nell’ambito dell’interior design, sono state rivoluzionate quelle che un tempo erano nette funzioni abitative degli spazi. Si cerca una ‘versatilità degli ambienti’. La cucina, ad esempio, non ha solo un valore funzionale ma anche luogo conviviale o una workstation” ci spiega del Vaglio.

New York è una delle sue mete di elezione, ma l’Italia cattura sempre l’interior designer: “Sin dalla prima volta in cui ho visitato la Grande Mela, quando avevo 25 anni, ho sempre desiderato New York. Oggi mi piace rifugiarmi in Umbria o in Toscana, alla ricerca di una dimensione completamente diversa, che mi permetta di riordinare i pensieri”.

Una professione rigorosa, quella di del Vaglio, fatta – però – di creatività. Una creatività che consente di superare anche delle difficoltà concettuali e progettuali: “sto lavorando, proprio in questi mesi, ad un ampio progetto di ristrutturazione di uno spazio chiuso di oltre 6.000 mq, un’abitazione bulgara di dimensioni molto grandi. E lì ho la necessità di creare un vero e proprio mondo, di costruire spazi che normalmente un individuo cercherebbe all’esterno della propria abitazione (il cinema, la spa, il parrucchiere)! Una sfida da vincere, complessa ma stimolante”.

Tags: CapricreativitàNew Yorkphilippe starckToscana

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