Fino a qualche anno fa non avremmo mai immaginato Gigi d’Alessio nei panni di icona anticamorra, protagonista e promotore del progetto Malaterra, che approda in tv mercoledì 14 ottobre, in onda in seconda serata su Rete4.
Le presunte frequentazioni poco raccomandabili negli anni della gavetta gli si sono appiccicate addosso come un’etichetta, una questione su cui si è pronunciato lo stesso cantautore in più occasioni (“Nella mia vita ho cantato per tutti, perché la musica è di tutti” è diventato il suo mantra in risposta alle domande su questo fronte). Da un paio d’anni il musicista partenopeo ha scelto di legare la sua immagine alla battaglia per il risanamento della Terra dei Fuochi, quel triangolo della morte diventato simbolo di un intero territorio martoriato dallo scarico illegale da parte della criminalità organizzata di rifiuti tossici industriali e non, in gran parte provenienti dal Nord Italia, che in un trentennio ne ha devastato l’ecosistema e distrutto la qualità della vita degli abitanti.
Non senza suscitare polemiche, intendiamoci: al concerto di Capodanno in Piazza del Plebiscito fece notizia la sua dichiarazione enfatica sulla Terra dei Fuochi che “non esiste” (salvo poi precisare in una successiva intervista che “solo l’1% del territorio campano è inquinato. La Terra dei fuochi esiste, ma noi dobbiamo difendere e preservarne il restante 99%“), ma evidentemente dev’essere stato un misunderstanding, perché oggi D’Alessio è convinto che il problema esista eccome e vada debellato.
Adesso Gigi d’Alessio si esprime così, presentando il docu-film Malaterra: “Abbiamo deciso di fare un viaggio filmato in quella parte di Campania per mostrare a tutti che non esiste solo la camorra, il crimine organizzato, ma che c’è anche una larghissima parte di popolazione che vuole combattere quell’orrore“. Una posizione netta contro quel mondo malavitosi a cui è stato, a torto o a ragione, più volte accostato dalla stampa in questi anni.
Il suo impegno è confluito nel documentario firmato da Ambrogio Crespi e Sergio Rubino, che racconta il viaggio di Gigi D’Alessio nelle terre avvelenate dai veleni sotterrati illegalmente, dai roghi tossici, dalle discariche a cielo aperto. Uno scenario, quello che popola i circa 1.100 chilometri quadrati della Terra dei fuochi toccando i comuni di Aversa, Succivo, Caivano, Acerra, Giugliano, già illustrato da Roberto Saviano in Gomorra e da altri intellettuali, denunciato a più riprese dalle associazioni locali che si battono per la bonifica dei territori, dalle madri dei bambini che si ammalano di tumore, arrivate a chiedere ai presidenti Napolitano e Mattarella e a Papa Francesco un impegno concreto sulla bonifica.
Uno scempio del territorio che ha inquinato la terra e l’aria, un dramma che è soprattutto quello degli abitanti, due milioni e mezzo di persone nei 57 comuni, tra la provincia di Napoli e Caserta interessati a vario titolo dal problema. Immagini e testimonianze raccolte in un docufilm presentato all’ultima edizione del Taormina Film Fest e ora in onda in seconda serata, su Rete4.
Malaterra è anche il titolo del nuovo album del cantautore partenopeo in uscita venerdì 16 ottobre, un progetto in cui il classico repertorio napoletano viene rivisto in chiave moderna attraverso arrangiamenti inediti e collaborazioni esclusive (da Gianni Morandi a Michael Thompson al giovane Mattia Briga, passando per la London Orchestra che negli studi Abbey Road ha orchestrato i brani del disco). Seguirà Malaterra Il Tour, che si chiuderà a Napoli il prossimo 21 giugno dopo aver toccato diverse tappe anche all’estero tra cui Marsiglia, Londra, Zurigo, Mosca e Tokyo.