Cinque titoli mondiali e tanti altri trionfi internazionali: lo skipper e team manager di Mascalzone latino, Paolo Scutellaro, è uno dei più titolati campioni della vela italiana. Un uomo con due amori fortissimi: il mare, naturalmente e la sua città, Napoli.
Ma cos’è il mare per Paolo Scutellaro? “Il mare è una risorsa da rispettare. Dalla cultura del rispetto per l’ambiente possono derivare conseguenze importanti: primo fra tutti riconoscere il mare come un’opportunità economica per la città, in grado di produrre moltissimo in termini di indotto”.
Non sorprendano le parole di di Scutellaro, il quale oltre ad essere un affermato velista è un dirigente d’azienda, sempre attento alle ricadute economiche e alle questioni di natura manageriale. La barca, inoltre, costituisce un formidabile esempio delle dinamiche di gruppo, che ha molto da insegnare all’impresa. Scutellaro si occupa spesso di team building per manager, utilizzando la vela come una chiave per costruire gruppi efficaci ed efficienti. “Sulla barca le mancanze del singolo mettono in crisi l’intero sistema e in azienda accade la stessa cosa. E non dimentichiamo il fattore emotivo: la competizione è fatta di stimoli e la barca insegna a dare più di quel cento per cento che noi riteniamo il nostro limite. Riportare tutto questo in azienda tramite l’esperienza della vela è estremamente produttivo”.
Scutellaro mette anche in guardia rispetto ai limiti del team building: “Bisogna ricordare che la composizione di un gruppo è un processo lungo e delicato. In Coppa America con Mascalzone latino abbiamo avuto la possibilità di lavorare tre anni sulla formazione della squadra. Per cui può accadere che il team building che faccio in azienda, per quanto stimolante, rischi di restare fine a se stesso, semplicemente perché dura troppo poco”.
Un team molto particolare nella carriera sportiva di Scutellaro è stato quello di Argo Challenge: “Abbiamo lanciato la sfida alla Coppa America con un equipaggio di atleti normodotati e diversamente abili. L’unione delle due diverse personalità è stato stimolante e difficile. Ma per cementare quel gruppo non ho dato grande importanza alle diversità fisiche, perché in barca è un elemento meno decisivo di quanto si creda. In mare gli elementi più rilevanti sono quello mentale, l’esperienza, e l’affiatamento del gruppo. E noi l’abbiamo dimostrato, riuscendo con questo team a vincere un titolo a Porto Cervo”.
Scutellaro è stato anche uno dei principali promotori e sponsor dell’America’s Cup a Napoli, l’evento svoltosi nel 2013 fondamentale per il rilancio dell’immagine della città. Ma a due anni di distanza il bilancio di Scutellaro non è positivo: “Non avevo dubbi che Napoli attraverso la vela fosse in grado di attrarre l’interesse internazionale. Purtroppo è finita lì, non c’è stata un progettualità di lungo periodo. Per i napoletani è impossibile persino accedere al mare, perché c’è sempre un ristorante, un lido blindato, un circolo nautico a impedirlo. E i pochi spazi disponibili sono completamente abbandonati”. Verrebbe da dire, con le celebri parole di Anna Maria Ortese, che “il mare non bagna Napoli”. Si sottovaluta l’importanza di questa risorsa per la città e la colpa è anche delle istituzioni, “il cui ruolo sarebbe di tutelare l’ambiente e di renderlo fruibile per i cittadini. Ci vuole una pianificazione seria e di lungo periodo rivolta all’ambiente mare: non può bastare l’America’s Cup”.