Sono in molti a ritenere che quest’edizione di The Voice of Italy sia parecchio sottotono rispetto alle precedenti: sarà per la mancanza di un fenomeno alla suor Cristina o per l’affievolirsi dell’effetto rivelazione che J-Ax ha innescato lo scorso anno, ma il format sembra incapace di rinnovarsi.
Tra le tante accuse che vengono avanzate ai protagonisti c’è quella di un eccessivo buonismo, che in realtà ha sempre caratterizzato il programma fin dalla prima edizione. Quest’anno il fattore bontà sembra ancora più accentuato, tra ecessi di retorica e mancanza di sano spirito critico.
Intervistato da Selvaggia Lucarelli, recentemente passata al Fatto Quotidiano, J-Ax ha individuato nelle new entry Roby e Francesco Facchinetti i principali artefici di questa colata di melassa che sembra aver invaso The Voice.
Dillo agli altri! Io sono l’unico che tenta di provocare un po’, poi arrivano Roby e Francesco Facchinetti e fanno venire le carie ai denti, anche se io amo Roby così com’è, mi fa spaccare dal ridere.
J-Ax ha risposto anche alla domanda sul paradosso di essersi ritrovato a The Voice con delle voci molto tradizionali: l’anno scorso ha vinto suor Cristina, stavolta la favorita sembra essere Carola Campagna.
Io faccio quello che posso con i cantanti che ho a disposizione e poi se il rap a The Voice era quello di Aj Summers, preferisco tutta la vita Carola, che ha una voce incredibile.
Al centro di polemiche infinite nelle ultime settimane, dopo essersi schierato al fianco di Fedez nel sostegno alla protesta del movimento #NoExpo e aver attaccato Salvini sul palco del Concertone del 1° Maggio, J-Ax rivendica la libertà di poter dire quello che pensa respingendo le accuse di essere in cerca di visibilità e profitti.
Esporsi comporta un rischio e quel rischio per chi vive vendendo dischi si chiama fatturato. Io invece credo che un artista debba porsi delle domande in più, per questo con Fedez spesso ci esponiamo. Durante la polemica sui suoi tweet no Expo, per un paio di giorni io e lui ci siamo sentiti quasi al governo (…) Quelli che ci insultano sono come quelli che hanno scritto quelle cose orribili sul barcone affondato: una minoranza rumorosa. Io credo che il target di Salvini che in parte non è scolarizzato, alla fine sia più buono di quello che sembra. È gente che non ha potuto istruirsi, evolversi. Se io avessi fatto l’operaio 10 ore al giorno non avrei avuto il tempo per leggere sei giornali e farmi un’opinione.
A parte quest’ultima uscita non proprio felice (i ceti popolari spesso hanno più coscienza civile dei privilegiati, la storia delle conquiste della classe operaia insegna), J-Ax ribadisce un concetto già espresso da Fedez nel recente videomessaggio a Servizio Pubblico: oggigiorno sono sempre meno gli artisti che difendono le proprie idee mettendoci la faccia, anche a costo di dividere il proprio pubblico che magari la pensa diversamente. Su questo, il suo discorso non fa una piega.
Lui è così, passionale, ma la verità è che quando lo vedo così incazzato capisco che si incazza perché gli interessa quello che succede in questo paese e alla fine trascina anche me. In mezzo a tanta gente a cui non fotte nulla, Fedez è uno a cui fotte. Dovremmo essere tutti come lui, appassionarci, farci domande, protestare. (…) Non siamo i primi coach che parlano di politica con un disco fuori. Lo ha fatto anche Pelù l’anno scorso al primo maggio. Lo stimo, ma questo non ha influito sulle sue vendite. Io ogni volta che mi espongo poi devo pagare uffici stampa o beccarmi valanghe di insulti. Sono passato da Suor Cristina al mattone sulla vetrina. Da servo del Vaticano a black bloc, mica poco.