Un’idea interessante quella de La voce, opera prima come regista cinematografico (ha diretto invece in tv e al teatro) di Augusto Zucchi. Il film è un noir che prova a sviscerare intrighi e malaffari (ahinoi) tipicamente italiani. La trama ruota intorno ad un imitatore in fase di declino professionale, che riesce però ad avere un certo “fascino” presso ambienti particolari: viene utilizzato dai servizi segreti, per operazioni in bilico fra legalità e misteriosi intrecci affaristici, in bilico fra collusioni varie ed operazioni politiche non del tutto chiare. L’imitatore, protagonista del lungometraggio, è Rocco Papaleo; l’ambientazione è tipicamente spettacolare, nel senso che ruota intorno a ciò che riguarda il mondo dello spettacolo, da un punto di vista però deleterio del concetto. Ci saranno perciò politici indaffarati e indagati, escort d’attacco, imprenditori e presunti tali a fare da contorno a Gianni l’imitatore che si ritroverà, paradossalmente, a smarrire se stesso dopo aver rincorso l’appropriarsi delle voci e delle personalità altrui.
Augusto Zucchi intende insomma “giocare” con l’io profondo del protagonista, come pretesto per porre poi l’attenzione su certi atteggiamenti deleteri, attinenti certi ambienti affaristici di quella che ormai, con un termine piuttosto inflazionato, viene definita Italietta. Forse il messaggio che sottende vuole anche sottolineare che molti di noi, nell’involontaria schizofrenia mirata all’inseguire modelli comportamentali e/o estetici, per lavoro e non, perdono di lucidità nel focalizzare la realtà. Spesso si finisce col diventare magari professionista del “replicare”, ma miseri nell’accettare sé stessi. È l’evidenziare una logica che forse è anche come una sorta di vino da abbinare alla pietanza principale: per gustare di più il thriller che c’è, il noir dell’intrigo che si dispiega potente e credibile nelle congetture e nelle sue tematiche, va messo inevitabilmente l’accento su certe psicologie che continuano ad ammalarci. Insomma, pare esserci tanta introspezione in questo lavoro di Zucchi, condita con malumori e lecite atmosfere ansiose, collanti imprescindibili di un contesto di finzioni, che confonde pacchianamente tv e quotidiano reale.
Ci sarebbe da augurarsi un’esagerazione, un’enfasi di troppo ne La voce, ma resta il dubbio quasi certo che non si sia affatto calcata la mano. Piuttosto resterebbe la curiosità di capire quanto e dove siano state tratte le allusioni più o meno veritiere del film.
Augusto Zucchi è regista, sceneggiatore e anche attore di questa pellicola. Per il resto il cast comprende anche Antonia Liskova (la cantante Gloria), Giulia Greco (la figlia dell’imitatore, Giulia), Franco Castellano (Magistrato De Bartolomei), Mattia Sbragia (l’uomo dei Servizi Segreti), Augusto Fornari (il giornalista collega di Giulia), Riccardo Polizzi (il funzionario televisivo Manfredi). La voce esce nei cinema il 7 maggio.