8 su 10 rifiutano i contratti dell’Expo a 1300 euro. Parola di Manpower, l’agenzia interinale che si occupa delle selezioni del personale e del commissario unico Expo Giuseppe Sala. Colpa di orari di lavoro poco flessibili, che comprendevano anche weekend e turni di notte? I giovani candidati non ci stanno e accusano i selezionatori di scarsa professionalità, stipendi promessi e poi ridimensionati del 50% etc. Il solito pasticcio all’italiana che ha diviso anche il popolo web, sempre pronto a dire la sua. Da un lato accuse ai giovani di oggi di essere bamboccioni, choosy, fannulloni etc. Da un lato le risposte dei giovani che imputano all’Italia di aver perso la dignità del lavoro. Abbiamo chiesto il parere di Federica Campilongo, studentessa Optima Erasmus a Valencia
Solito scontro generazionale o indice di un malessere più serio? E tu da che parte ti schieri?
Se è vero che i giovani italiani sentono la necessità di dire la propria, di sentirsi liberi e rispettati sul posto di lavoro, è anche vero che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche, molte volte si rinuncia senza nemmeno averci provato. Ma non si può fare di tutta un’erba un fascio. La costante “fuga di cervelli” ci dimostra come persone altamente valide, che in Italia non riuscivano ad essere qualcuno, sono esplose all’estero. Questo, quindi, è inidice di un malessere più serio. Bisogna iniziare a valorizzare i giovani, dando loro gli spazi adeguati.
E’ giusto accettare un lavoro, qualunque esso sia, anche se privo di requisiti base, pur di non restare a casa a far nulla? Ti sei mai trovata di fronte a questa scelta?
Si mi sono trovata e la risposta è assolutamente no. Già dal 1789 si parlava di “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, ma sembra che molte volte non si sia fatto nessun passo in avanti. L’estate scorsa, volendo mettere un po’ di soldi da parte, ho iniziato a lavorare in un bar in spiaggia. Le condizioni in cui trattavano noi, nuovi assunti, erano indegne. Per questo, poco dopo ho girato i tacchi e sono andata via. Il rispetto e la dignità non si devono perdere mai.
C’è chi dice che questa filosofia “400 euro al mese sono meglio di niente” ci si ritroverà con salari e situazioni lavorative da terzo mondo. Sei d’accordo?
Secondo me non è così: da qualche parte si deve pure iniziare! Non si può pretendere di avere un buon stipendio già dall’inizio. Il problema, secondo me, è un altro, ovvero la staticità dei posti di lavoro italiani. Mi spiego meglio: se in Italia sei qualificato e sei assunto, per dire, come lavapiatti, non diventerai mai aiutocuoco, chef o direttore del ristorante. Nasci da lavapiatti e muori da lavapiatti. In altri Paesi europei (specialmente quelli al Nord), invece, la visione è molto più aperta. Si può iniziare dal fare i lavapiatti, ma nessuno ti impedisce di diventare qualcuno di importante se dimostri impegno e dedizione. Quindi secondo me sì, 400 euro al mese sono meglio di niente, ma solo se si ha lo stimolo e la possibilità di migliorare, di aspirare più in alto.
Mondo del lavoro in Italia e in Spagna. Quali le differenze? Meglio in Spagna o da noi?
L’Italia e la Spagna sono due Paesi che hanno sofferto insieme la crisi. Da un po’ di tempo, però, sembra che abbiano iniziato a viaggiare su due binari distinti. La differenza è data dalle politiche avviate nei due Paesi. Il merito va sicuramente alla Spagna per le sue riforme sul lavoro e la pensione, senza contare il PIL in aumento e il tasso di disoccupazione che è notevolmente diminuito nel 2014. Questo non vuol dire, però, che la Spagna sia completamente uscita dalla crisi: il tasso di disoccupazione è ancora tra i più bassi in Europa, ma sembra che qui si sia imboccata la strada giusta per riprendersi del tutto. In Italia invece la strada è ancora lontana…