Exodus: Dei e Re non sarà proiettato nelle sale cinematografiche egiziane. Di fatto è stato censurato, bandito. La notizia giunge solo relativamente inaspettata. Che il film di Ridley Scott (ne abbiamo parlato anche qui se vi interessa) creasse almeno qualche polemica era infatti nel novero delle ipotesi: la produzione di kolossal con tematiche religiose quasi obbligatoriamente suscita, nella migliore delle ipotesi, un celato malcontento da parte di qualcuno. Ma ciò che sconcerta in tutta la sua stridente amarezza in casi come questi (et similia), è appunto quello che potremmo definire grossolanamente il risultato dell’intera vicenda, ovvero una sorta di paradosso concettuale: tematiche religiose che ancora una volta alimentano, se non odio, quanto meno tensioni religiose e, di conseguenza, sociali fra etnie e culture diverse. Al di là dell’appartenenza ad un credo diverso, ovviamente. Insomma, in poche parole, senza addentrarsi in vicende storico religiose recenti e non (ci sarebbe l’imbarazzo della scelta per farne di esempi in quasi tutte le religioni) appare palese la contraddizione in termini di molte fedi (forse sarebbe meglio dire dell’interpretazione delle stesse che viene fatta) che, per motivi ovviamente impossibili da sintetizzare, dividono ed allontanano da ciò che potremmo definire sinteticamente come fine ultimo e cioè il vivere in pace, in serena fratellanza. Ma i problemi di Exodus: Dei e Re per Hollywood potrebbero essere anche altri: di questo passo rischia di finire nell’annuale classifica dei flop dell’anno. E si, perché a fronte di un budget di spesa che dovrebbe aggirarsi intorno ai 140 milioni, la pellicola ne ha incassati per il momento appena 107. Certo che a fare cassa contribuiranno anche Paesi nei quali il Film ancora deve uscire (l’Italia, la Russia e il Giappone per esempio), ma stando così le cose, un buon risultato di botteghino appare ormai quasi un miraggio. Ma quali sono state le imprecisioni di cui è stato accusato il film da parte dell’Egitto? Il Ministro della cultura egiziano Gaber Asfour ne ha elencate almeno tre:
-La costruzione delle piramidi non sarebbe avvenuta con l’utilizzo di schiavi ebrei: in realtà sarebbero state costruite mille anni prima della storia del libro dell’Esodo;
-la divisione del Mar Rosso sarebbe avvenuta tramite un evento naturale e non ad opera di un miracolo di Dio;
-durante la stessa divisione del Mar Rosso Mosè avrebbe avuto in mano un bastone non una spada come un guerriero.
Tutto ciò ha fatto indicare la pellicola in questione da parte del Ministro come sionista. Termine preciso da un punto di vista politico che in realtà, in tale contesto, assume una valenza abbastanza negativa. Fra l’altro, non è ancora chiaro del tutto, ma sembra che una situazione simile si stia prospettando anche in Marocco. Che dire: da un punto di vista storico religioso, per chi è esterno alla fede, non è facile districarsi. Gli studi e le versioni in contraddizione sono innumerevoli. Resta però l’amara conclusione di fondo, al di là delle ragioni di una parte e dell’altra: situazioni del genere non agevolano sicuramente una piena libertà di espressione. E così abbiamo tutti un po’ da perdere.