Anche Adriano Celentano si schiera a favore della grazia per Fabrizio Corona: l’ex agente fotografico, detenuto nel carcere di massima sicurezza di Opera a Milano, secondo familiari e legali versa in condizioni di salute precarie, dimagrito di oltre 10 chili e affetto da una forma di depressione. In suo soccorso era già arrivato quest’estate il condirettore del Fatto Quotidiano: Marco Travaglio aveva chiesto con un editoriale al Presidente della Repubblica di prendere in considerazione la richiesta di grazia per Fabrizio Corona.
Rinchiuso nel carcere che ospita molti boss della criminalità organizzata a regime al 41 bis, Corona deve scontare un cumulo di pene di 13 anni e 8 mesi (poi ridotti a 9 anni), per una serie di reati che vanno dall’estorsione alla bancarotta, fino al possesso di banconote false. La condanna a 5 anni per il caso Trezeguet ha fatto scattare per Corona il reato “ostativo”, negandogli così gli sconti per la liberazione anticipata e la possibiltà di seguire un percorso rieducativo e terapeutico. Marco Travaglio ha sottolineato che nel caso di Corona, che ha commesso sì diversi reati, ma si è ritrovato con una pena sproporzionata rispetto alle sue colpe, la “ratio umanitaria ed equitativa” al base della grazia ci starebbe tutta.
Lo stesso pensa Adriano Celentano, che ha usato il suo seguitissimo blog per lanciare un appello direttamente al Capo dello Stato. Il cantautore milanese invoca la grazia per Fabrizio Corona chiedendo a Giorgio Napolitano di esaminare il suo caso.
Caro Presidente Napolitano, mi scusi, se con tutti i grattacapi che immagino lei abbia, anch’io mi accodo con una richiesta di grazia per Fabrizio Corona. Pensi che io non l’ho mai conosciuto, ma ho seguito le sue vicissitudini attraverso i giornali e la televisione. E ogni volta, quando lo vedevo e lo sentivo parlare, avvertivo come un qualcosa che spaccava in parti uguali due sentimenti fra di loro contrastanti: da un lato mi irritava la sua spavalderia nell’ostentare tanta sicurezza, dall’altro avvertivo un senso di profonda tenerezza come chi, bisognoso di affetto, improvvisamente si rendesse conto di quanto grande fosse il sacrificio che lo attendeva per aver rincorso una ribalta attraverso il gioco di una carta sbagliata: di uomo forte, rude, che deve piacere alle donne e che non piange mai, neanche quando il giudice lo condanna, perché fotografi e giornalisti sono lì pronti a immortalare la lacrima che invece lo salverebbe da una pena così eccessiva.
Adriano Celentano sembra qusi immedesimarsi in Corona, provare a capire cosa si nasconda dietro in quella fastidiosa spavalderia con cui il re dei paparazzi ha cercato il successo e il profitto a tutti i costi, commettendo una serie di reati gravi ed altri minori che, messi assieme, hanno generato un cumulo di pene destinato a farlo rimanere in carcere fino a 50 anni, con almeno 5 anni in regime di sicurezza.
Capisco che il giudice applichi la legge ma ciò che non capisco è perché la applica quando vuole lui. Lei signor Presidente, lo sa meglio di me: i criminali veri sono tanti, e non si contano quelli che in galera passano molti meno giorni di quanti ne ha già passati l’esuberante Fotografo. Certo, lui ha sbagliato come ognuno di noi, chi più e chi meno sbaglia, probabilmente anche a Lei sarà capitato. Quando si è giovani è facile farsi prendere dalla voglia di arrivismo, anch’io ne sono stato più volte sfiorato, e quando accade si sbaglia SEMPRE. E forse è proprio perché anch’io devo aver sbagliato che Le chiedo, solo per pochi attimi, di calarsi nella sofferenza di chi sta pagando anche con la salute un prezzo spropositato rispetto agli errori commessi.
Nel merito Celentano spiega che “a ben guardare Corona non ha fatto né più né meno ciò che fanno tutti quelli che chiamano Paparazzi“, ricordando la vicenda della richiesta di denaro al calciatore Trezeguet, beccato con una donna che con era la moglie, per ritirare le foto dal mercato. Un meccanismo estortivo che secondo Celentano è abbastanza diffuso, quindi dovrebbe comportare le stesse conseguenze anche per altri: “Tutti in galera tranne Corona, che pur sotto pagamento ha evitato uno scandalo in famiglia“. Per questo, il Molleggiato scomoda perfino Gesù Cristo per chiedere a Giorgio Napoitano di valutare quel provvedimento eccezionale che è la concessione della grazia.
Signor Presidente, a Lei che è nella condizione di aggiustare i passi di coloro che sbagliano, chiedo solo un po’ di pietà e di concedere la grazia a quel Ragazzo che “nel male ha agito bene”, come disse Gesù. Infierire, significherebbe assistere alla stupida amputazione di un’Anima che sta per RISORGERE. Caro Presidente la ringrazio!
barbadoro benvenuto.ex operaio.unito nel pensiero di celentano.x la liberta di corona..proviamo a vedere un pochino piu alto. corona a confronto e un santo ,
grazie
SEI UNA GRANDE PERSONA
BRAVO CELENTANO…….FORSE E’ BENE CHE TI DAI ALLA POLITICA, SEI OTTIMO, CIAO DA ROBY DI ABBIATEGRASSO——-