Hanno scritto di questo lavoro che è un film che ricalca un po’ lo stile de I soliti ignoti e Le iene, con una netta virata però su di un’atmosfera prettamente noir partenopea, tipo appunto l’ormai notissimo Gomorra la serie. Dietro la macchina da presa c’è Guido Lombardi, regista apprezzato al Festival di Venezia del 2011, con il Leone del Futuro, grazie a Là-Bas.
Take five, Il titolo del film prende spunto da un mitico brano jazz registrato dal Dave Brubeck Quartet (1959). Ma il dettaglio di questa storia sul grande schermo, sembra avere più i tempi di un blues, magari con venature rock: si narra dell’assemblaggio di un team di personaggi dal curriculum poco rassicurante, messi insieme per progettare il colpo con la C maiuscola.
L’idea viene ad un idraulico perso nei suoi debiti di gioco che, dopo essersi ritrovato nel caveau di una banca a causa di una perdita della rete fognaria, assorbe velocemente le sue improvvise nuove conoscenze per farne, è il caso di dirlo, tesoro. Completano, il resto della squadra, un fotografo di matrimoni ex rapinatore e convalescente da un infarto, un boss caduto in depressione, un ricettatore ed un pugile colpito da squalifica a vita.
Il fascino di uno stile collaudato c’è tutto, ma forse una delle cose che più colpiscono di questo progetto è il fatto stesso che, alcuni degli attori protagonisti, la malavita e il carcere l’hanno vissuta davvero, in tutta la sua durezza e crudeltà, prima che interpretarla davanti una macchina da ripresa. Primo fra tutti spicca Gaetano Di Vaio, co produttore e co sceneggiatore del tutto, il quale 16 anni fa pagò il suo debito con la giustizia, riuscendo al contempo a rinnovarsi nello spirito e nella professione. Si è affermato a modo suo, per chi non lo sapesse, come scrittore ma anche come regista ed attore (in Gomorra la serie era o’ baroncino). Poi c’è Peppe Lanzetta, al quale Di Vaio si rivolse quando uscì dal carcere, per chiedere consiglio in merito ad aspirazioni sulle quali cominciava a focalizzarsi, e per le quali temeva metamorfosi di velleitarie. Lanzetta è da tempo il cantore, stonato per volontà, delle marginalità periferiche; nel senso urbanistico, ma anche in senso umano. Quelle marginalità, per capirci che con le loro distorsioni metabolizzate, riescono spesso a sorprendere proiettando lampi di calore e sensibilità magari difficilmente reperibili in contesti cosiddetti “normali”. Insomma, come cantava qualcuno che è passato alla storia, spesso “ …dai diamanti non nasce nulla, dalla merda può nascere un fiore”.
Nel resto del cast figurano poi: Salvatore Striano, Carmine Paternoster e Salvatore Ruocco, Esther Elisha, Gianfranco Gallo, Antonio Pennarella, Antonio Buonomo, Alan De Luca e Vittoria Schisano.
È anche bello poi, volendo soffermarsi su presumibili coincidenze, un duplice messaggio che trapela da questo film: la finzione, che con la sua trama ci descrive ancora una volta la pochezza dei nostri tempi, che instilla falsi miti di riscatto, orientati unicamente all’avidità di denaro ed al successo spettacolare. Per fortuna da contraltare, c’è però la buona novella rappresentata dalla reale esistenza di alcuni interpreti di questo lungometraggio: qualche volta, la volontà di riscatto, riesce a dare finali di storie più degne. Take five è stato presentato lo scorso anno con successo al Festival di Roma e ora vedrà la luce dei proiettori il 2 ottobre distribuito da Microcinema.
Il trailer: