Certo che vengono i brividi a ripercorrere la tragedia che narrerà questo film. E vengono i brividi, al di là dell’evento in sé per sé, per il fatto che sembra così lontano dalla memoria (il che, anche se fosse non ne attenuerebbe certo la gravità). E invece non solo è un avvenimento recente (3 anni non sono veramente nulla), ma è anche di enorme attualità.
Per chi non lo ricordasse più (e lo dico con grande amarezza perchè io in testa, prima di sentire il tonfo allo stomaco, per un paio di secondi ci ho dovuto riflettere) la Deepwater Horizon era un piattaforma semisommergibile di perforazione di proprietà della Transocean, società di servizi per il mondo petrolifero, collegata alla British Petroleum. Nel 2011 causò una perdita imponente di petrolio nelle acque del Golfo del Messico in seguito a un incidente riguardante il Pozzo Macondo, posto a oltre 1.500 m di profondità. Ci fu un incendio con relativo affondamento della piattaforma e perdita di vite umane. Lo sversamento di petrolio durò 106 giorni, calcolabile in milioni di barili di petrolio che ancora galleggiano sulle acque di fronte a Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida.
È stato il disastro ambientale più grave della storia americana. In maniera cinica dunque, non me ne vogliate, ma credo fosse quasi inevitabile che se ne facesse un film di questa tragedia. Beninteso che la mia affermazione vuole essere una sorta di provocazione, perché di certo sono favorevole (e francamente credo di essere in buona compagnia), alla testimonianza cinematografica di denuncia, come sicuramente, o almeno si spera, saprà essere questo Deepwater Horizon.
A dirigere Deepwater Horizon, con una sceneggiatura firmata da Michael Carnahan (World War Z), troviamo J. C. Chandor, regista che è d’obbligo ricordare ha diretto il bellissimo All Is Lost con Robert Redford, che nel 2014 a detta di molti è stato sottovalutato e a detta di altri si trattava di un capolavoro. Io personalmente mi associo a entrambi anche se mi colloco in una posizione intermedia, di conseguenza fremo nell’attesa di questo nuovo lavoro.
J. C. Chandor ha dichiarato di corteggiare questo progetto da almeno 3 anni con la complicità del produttore Lorenzo Di Bonaventura. Ma sembrano non avere fretta entrambi. Quasi fosse una saggia attesa. In fondo il mare sa essere brutale e può non perdonare, ma se dona meraviglie non ha pari. Se tali meraviglie sono però intrise di petrolio il discorso cambia.