Se l’Italia viene sbattuta fuori dai Mondiali, Prandelli deve dimettersi. Non può passarla liscia, nonostante il contratto rinnovato alla vigilia della competizione brasiliana. Speriamo che Fanny e Balotelli non litighino e che la difesa dell’ItalJuve migliori il suo rendimento internazionale di solito modestissimo.
Prandelli cambia uomini e modulo tattico per la sfida decisiva contro l’Uruguay. Il commissario tecnico invoca persino l’amor patrio pur di superare l’ostacolo sudamericano. Ma mi sarebbe piaciuto anche un gesto di piena assunzione di responsabilità: vado via – nonostante il contrattone fino al 2016 – se stasera non passiamo il turno.
La scusa del caldo è stata ormai accantonata da Prandelli. Non si parla di time-out. Natal è la nuova linea del Piave che “mormorava calmo e placido al passaggio, dei primi fanti il 24 maggio”.
Prandelli ha tenuto a ribadire l’altissimo onore di indossare la maglia azzurra chiedendo ai suoi di trasformare ogni contrasto in una trincea. E di esser pronti anche alla morte come recita l’Inno biascicato prima di ogni calcio d’inizio.
Nulla di nuovo sotto il sole. La retorica nazionalistica appartiene all’armamentario di tutti i colleghi di Prandelli. In fondo il calcio è una sorta di metafora incruenta della guerra, una sfida tra nazioni, modi di vivere e pensare. Vittorio Pozzo – che di Mondiali ne ha vinti due – considerava la sua formazione un plotone d’arditi pronto ad immolarsi per la Patria.
Stupisce, però, che Prandelli richiami adesso la truppa alla difesa dell’onore nazionale dopo aver bastonato le malcapitate riserve nella sfida preparata male e gestita peggio contro il Costarica. Un comportamento, quello di Prandelli, non degno di un condottiero al punto che l’Italia – pur con due risultati utili su tre –è appesa ad un filo per restare nel Mondiale sperando che Fanny e Balotelli non litighino nelle prossime ore. Oppure che la difesa della Juventus ( che indosserà la maglia azzurra) migliori all’improvviso un rendimento internazionale storicamente catastrofico.