Renzi chiama, Legambiente risponde. Di fronte alla proposta del premier, che invitava i sindaci di tutte le città italiane a stilare una lista di opere incompiute e bloccate dalla burocrazia e dall’inefficienza, Legambiente non si è fatta pregare e ne ha trovate ben 101, sparse in tutta Italia e in particolare nelle regioni del sud, Campania in primis, che ha illustrato in dettaglio nel dossier #sbloccafuturo. Autostrade interrotte, fabbriche dismesse, ecomostri architettonici. Tanti gli esempi raccolti dal presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, che invita l’esecutivo a esaminare il suo elenco, nella speranza che la ripartenza di questi cantieri possa rappresentare un contributo per far ripartire anche l’Italia. Una ripresa, secondo Legambiente, che deve puntare sulle bonifiche e le depurazioni, sulla riqualificazione urbana, sul risparmio di energia e sulla riduzione dalla dipendenza da combustibili fossili.
Abbiamo chiesto le opinioni di Palmiero Nocera, studente Optima Erasmus a Istanbul.
Anche nella tua zona ci sono cantieri che non sono mai stati terminati?
Certo, nella zona di Sarno ce ne sono tanti, due che ricordo molto bene sono lo skatepark comunale e la piscina comunale entrambi incompleti e non fruibili da anni. Ma mi viene in mente anche una scuola elementare i cui lavori sono bloccati da quasi 10 anni, o i molteplici cantieri stradali che creano ritardi alla circolazione. Ovviamente l’amministrazione scarica le responsabilità sulle ditte che non riescono a onorare gli impegni di spesa previsti e le ditte puntano il dito sull’amministrazione che è sempre in ritardo sui pagamenti… Senza allontanarmi dalla Campania penso naturalmente all’emblematico caso di Bagnoli o alla linea Circumflegrea, che utilizzo spesso per recarmi alla mia università, e il cui declino appare inarrestabile. Non a caso questi due esempi sono inclusi anche nella lista di Legambiente. E su scala nazionale, come non citare lo sfacelo dell’Aquila o dell’Ilva di Taranto?
Come mai l’Italia negli ultimi anni sembra aver conseguito questo triste primato di inefficienza e ritardo nei lavori pubblici?
I fattori sono molteplici. Sicuramente c’è tanto immobilismo perchè in corso d’opera i fondi pubblici “scompaiono” misteriosamente e si finisce col non portare a termine quello che si inizia, ma anche la burocrazia incide molto. Tutti conoscono il bel paese come il campione della lentezza burocratica. Dalla mancanza di coordinamento tra regioni, province, comuni diversi, ciascuno con le sue leggi e le sue regolamentazioni, alle autorizzazioni ministeriali che spesso arrivano dopo anni. E ancora la guerra tra competenze, con la Sovrintendenza che finisce per sovrapporsi al Comune e viceversa (e spesso vi sono anche diverse Sovrintendenze che si fanno la guerra tra di loro, come sta avvenendo a Napoli in questi giorni), e i contenziosi con le ditte, che spesso lavorano ai limiti della legalità e vengono colpiti da procedimenti giudiziari. Il risultato? Un cantiere che in Turchia o in qualsiasi paese europeo verrebbe terminato in un anno, da noi è ancora in piedi dopo 10 anni. A meno che non si tratti di edilizia privata, in quel caso leggi e burocrazia vengono ignorate fin troppo spesso e veri obbrobri architettonici appaiono dall’oggi al domani.
E tutto questi ritardi fanno sì che l’Italia perda credibilità agli occhi delle istituzioni europee, che congelano i loro fondi, perché non hanno intenzione di sprecarli come è successo finora. Miliardi e miliardi di euro in fumo perché non riusciamo a essere affidabili. E’ il caso di continuare così?